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Pensiamo anche noi di essere migliori degli altri?

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

carta stampata, tv e social continuano a proporci la vicenda di Giulia, la 22enne di Vigonovo, nel Veneziano, uccisa barbaramente dal fidanzato. Noto, ahimè, un morboso compiacimento giornalistico. Nella prima pagina del sito del più importante quotidiano italiano troviamo questo titolo: “La cena, le 26 ferite, lo «shock emorragico»: Giulia Cecchettin, cos’è successo ora per ora”. Per non parlare del linciaggio mediatico contro i genitori del ragazzo, e dell’assurdo (almeno per me) “processo” alla società.

Definita “patriarcale” dai profeti del nulla che si credono migliori degli altri… costoro dimenticano che il padre lo abbiamo ucciso già da tempo. Estirpando dalla vita il Capostipite (il Padreterno, appunto), abbiamo perso il senso della figura paterna, del “generatore”: di prole, famiglia e autorevolezza. Un’autorevolezza (non un autoritarismo “patriarcale”) che in un rapporto familiare, in un’amicizia o in un amore può frenare certe pulsioni al male che prima o poi toccano tutti. In mezzo alla confusione dominante, il punto fermo da cui a mio avviso dovremmo partire per dare un giudizio su questa vicenda è il seguente: abbiamo tutti il peccato originale, non siamo più “puri” degli altri.

Sul “Catechismo della Chiesa cattolica” leggiamo: “Il peccato originale comporta «la schiavitù sotto il dominio di colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo». Ignorare che l’uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell’educazione, della politica, dell’azione sociale e dei costumi”.

Bum! Non è forse così? È impressionante che l’unica chiave interpretativa davvero sensata su ciò che è accaduto (ma anche sulle guerre, sulla violenza cieca e sulla difficoltà dei nostri rapporti con gli altri) sia quella di cui nessuno parla: il peccato originale. Abbiamo tutti bisogno di essere perdonati. Da un padre.

direttore@lavocealessandrina.it

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