Ricordare don Angelo Spinolo significa ripensare a un pezzo di storia di molte persone, che dal 1965 hanno intrecciato la loro vita con lui, che hanno condiviso il cammino della parrocchia di San Pio V, e tra questi anche chi scrive. Uno dei parrocchiani alle esequie, in un pensiero di saluto rivolto a nome della comunità, ha sottolineato come non ci siano tanto aspetti ‘generali’ da ricordare, ma sempre incontri, relazioni, momenti che hanno caratteristiche personali, di un rapporto vissuto a tu per tu con il don.
È proprio vero: don Angelo era così, con un entusiasmo mai sopito negli anni, con un sorriso sempre disponibile per tutti; sempre alla ricerca del modo per incontrare le persone, per coinvolgerle, magari con i suoi modi diretti e un po’ arruffati, ma sempre con il desiderio di far sentire tutti a casa.
L’immagine di don Angelo che ci resta nel cuore è il suo attendere sulla porta della chiesa, all’inizio o alla fine delle celebrazioni, per salutare ed accogliere ogni persona; non solo un gesto di cortesia, ma l’essenziale del suo modo di costruire la comunità. Così anche le tante iniziative, dalle serate del 7 dicembre a Festinsieme, dalle festose assemblee domenicali alla ferialità della visita alle famiglie, hanno sempre manifestato la sua idea di parrocchia: luogo aperto, accogliente, comunità di amici.
Un’idea che si radicava nel suo modo di essere sacerdote e padre, che non temeva neanche di aprire le porte della sua casa (e quante volte con i gruppi di giovani l’abbiamo invasa…). Don Angelo aveva infatti una grande predilezione per i ragazzi che, secondo lui, dovevano percepire di essere accolti e amati dalla comunità. I ragazzi, insegnava sempre, devono per prima cosa sentirsi a proprio agio, e proprio per questo motivo la parrocchia è divenuta davvero la casa di generazioni di giovani.
Un sacerdozio, il suo, vissuto sulle orme di don Stornini, che lascia a tutti noi tracce di un cammino da proseguire.
don Vittorio Gatti e don Stefano Tessaglia