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Il Vescovo ai Cresimati: «Vi auguro di essere felici».

Cresime in Cattedrale: dodici adulti hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione.

«Carissimi cresimati, vi auguro con il cuore di non mettere un timbrino questa sera. Abbiate il coraggio di lasciarvi provocare dall’azione della Grazia di Dio, di lasciare che lo Spirito vi guidi, prenda possesso di voi, vi dia occhi nuovi, vi faccia vedere nuovi orizzonti e vi faccia assaporare come è dolce la vita che Gesù ci propone… come è gioiosa, come è piena di sapore e di senso. È l’augurio che vi faccio di cuore, perché possiate essere felici tutti i giorni della vostra vita».

Queste le parole che il vescovo Guido ha rivolto ai 12 adulti che hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione durante la Santa Messa di domenica scorsa, 7 gennaio, in Cattedrale ad Alessandria. «La cresima è arrivata nel momento in cui mi sono avvicinato più alla fede,
grazie a padre Lorenzo e a padre Daniele di Spinetta Marengo» ci spiega Francesco Martino, 56 anni. «È il giorno più importante della mia vita. E a quest’età si è più consapevoli del passo che si è fatto». «Il percorso di Francesco è stato un po’ anche il mio» racconta commosso il suo padrino Donato, che di anni ne ha 62. «Ho avuto momenti della vita in cui mi sono allontanato dalla Chiesa. Ma poi, proprio come Francesco, mi sono riavvicinato». «Oggi è stato un grande giorno, anche se mi è costato un po’ di fatica» confessa con un sorriso (e con un filo di voce) la dottoressa Rosantonietta Uasone, madrina di Carlotta Peracchio, 26 anni, che spiega: «Ho deciso di cresimarmi a questa età per raggiungere una crescita personale, che
mi ha permesso di fare una scelta consapevole dettata dal cuore. Per me è stato il compimento dei miei ideali, l’evoluzione della mia anima». Simone Colli invece è arrivato al Sacramento della Confermazione a 33 anni. «Ho vissuto questa esperienza con una consapevolezza diversa. E ne sono molto felice» ci racconta, commosso. «Qualche anno fa la mia vita è cambiata, e ho sentito il bisogno di colmare un vuoto che avevo dentro di me. Adesso mi sento le farfalle nello stomaco, come se fossi innamorato». Il padrino di Simone, Angelo Teruzzi, classe 1946, sembra essere più tranquillo. «Mi è sembrato un gesto naturale accettare, visto il cammino svolto con Simone: un percorso di crescita basato sulla fede, che lo ha porta
to a fare questa scelta. Da adesso si diventa più coscienti, grazie alla presenza dello Spirito Santo che ogni giorno ci affianca». Quello Spirito Santo che, come ha ricordato il vescovo nella sua omelia, «era il dono più concreto che i cristiani degli inizi sperimentavano nella loro vita. E così deve essere anche per noi, perché se il dono dello Spirito Santo rimane astratto, allora è la morte della nostra spiritualità». Una spiritualità che, ha spiegato monsignor Gallese «è capire innanzitutto che Gesù c’è, è vivo ed è presente oggi, qui, in mezzo a noi. Ci sta guardando e vuole cambiare il nostro cuore. La vita cristiana così è bella, non è pesante: è il modo più bello e “pieno” che abbiamo di impiegare i nostri giorni».

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