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Come un chicco di grano – intervista a suor Jacinta Turolo Garcia

Sabato 10 marzo alle 20.30, nella Cappella delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù in via S. Dalmazzo ad Alessandria, sarà presentato il libro «Come un chicco di grano» di Nicola Gori, giornalista dell’«Osservatore Romano». Il volume racconta la storia di Madre Clelia Merloni, fondatrice a Viareggio nel 1894 dell’istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù. Dopo il riconoscimento del miracolo avvenuto grazie alla sua intercessione (la guarigione di un medico brasiliano nel 1951) per Madre Clelia si sono aperte le porte della beatificazione, che sarà celebrata nel corso di quest’anno. Insieme con l’autore del libro, durante l’incontro di sabato porteranno la
loro testimonianza anche don Rino Bianchi e suor Jacinta Turolo Garcia. Suor Jacinta, originaria di San Paolo del Brasile, è una delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù che hanno lavorato per la causa di beatificazione.

Suor Jacinta, lei come ha incontrato Madre Clelia?
«Ho incontrato Madre Clelia quando ero molto giovane, in Brasile, grazie alle Apostole del Sacro Cuore di Gesù che allora si chiamavano “Missionarie zelatrici del Sacro Cuore”. Erano bravissime. Abitavano e lavoravano in un ospedale, facevano la catechesi dei bambini la domenica… la loro carità era stupenda. Mi incantavano, ecco. Anche se io non volevo farmi suora».

Che cosa le ha fatto cambiare idea?
«Una di loro, una suora giapponese, un giorno mi ha invitato a fare visita alle famiglie bisognose. Io avevo 15-16 anni: andando con lei, ho visto come accudiva i bambini poveri. Ecco, la mia scelta è nata in quel momento: ho deciso di farmi suora, per essere come lei. E questo è il mio 50° anno di vita religiosa».

Chi era Madre Clelia?
«Era una madre con un cuore grande, in cui entravano tutti, specialmente i poveri, i malati e i bambini. La sua preferenza era per chi aveva più bisogno. Tutto ciò che aveva era per gli altri».

Da dove nasceva la sua generosità?
«Inizialmente dal padre, ricco industriale, un uomo con grandi slanci di generosità. E poi, dalla grande devozione al Sacro Cuore. Madre Clelia diceva: “Portate in tutto il mondo un raggio della tenerezza del cuore di Gesù”. Sapeva perdonare, diceva sempre: “Non accusiamo gli altri, perché non sanno quello che fanno”».

Che cosa possiamo imparare dal libro?
«Che c’è una Provvidenza di Dio che opera. Dopo tanti anni noi possiamo vedere in Madre Clelia un esempio per la nostra vita, e portare a tutti il raggio di tenerezza di Gesù. Madre Clelia è ancora oggi una testimone che infonde tanto entusiasmo. Pensi che io ho ancora l’entusiasmo di 50 anni fa!».

Andrea Antonuccio

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