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Vescovo Guido – Si può difendere la vita oggi?

Lunedì scorso la Chiesa ha celebrato l’Annunciazione del Signore e sabato inizierà l’Ottavario della Madonna della Salve in Cattedrale. La storia della salvezza ha origine da una ragazzina che dice il suo «sì» e accoglie la Vita.

Eccellenza, non le sembra che oggi la vita, sin dal suo concepimento, non possa più essere affermata come un valore sacro e intangibile? Quali sono i segni dei tempi che dobbiamo cogliere?
«Penso che i segni dei tempi partano sempre dalla Parola di Dio, perché Dio che parla nel tempo è il segno dei tempi. E la Parola di Dio ci ricorda che la Madonna ha concepito Gesù che è nato per noi e si è fatto uomo. Dio si è fatto uomo! In pratica Dio entra nel mondo in un modo sommesso, che per noi è così sconcertante e diverso da quello che immagineremmo per Lui: è qualcosa di straordinario. Nello stesso tempo, la Parola di Dio, in occasione della festa della Madonna della Salve, ci pone di fronte a un Dio “perdente”. Siamo sempre alla presenza della Vergine Maria, ma la modalità è se possibile ancora più sconvolgente: il Signore entra nel mondo da povero ed esce dal mondo da sconfitto. Dio, che è venuto a dare la vita all’uomo, esce morto. Quindi la cultura della vita, che è fondata sulla vita stessa di Dio donata all’uomo, è stata portata avanti lasciandosi ammazzare».

Questo vuol dire che l’innocente è sempre destinato a essere soppresso e a morire indifeso?
«No, assolutamente no! Nello stesso tempo, oltre un certo punto non possiamo impedirlo, perché con la nostra difesa potremmo contraddire lo stile di Dio. Egli infatti ha agito in un certo modo nei confronti dei soprusi contro la vita già presenti nel suo tempo. Dobbiamo anche considerare che chi oggi va contro la vita ha delle ferite talmente profonde che richiedono tutta la nostra attenzione, anche se la verità indubbiamente va detta».

Attenzione a cosa?
«Dobbiamo capire bene se il nostro scopo è accogliere i fratelli in difficoltà, o se vogliamo puntare il
dito. Gesù non è venuto a condannare, ma a salvare. Forse come cattolici possiamo fare dei passi avanti prendendoci molto di più a cuore la vita interiore di chi commette aborto rispetto a quanto fatto finora. Molte volte mi sono trovato di fronte alle ferite di donne che erano segnate profondamente e avevano bisogno di cure che è difficile ottenere, data l’intimità della ferita. In Cristo esse possono trovare pace».

Non le sembra che la proposta, anche culturale, dei cattolici su questi temi sia poco incisiva, se non inefficace?
«Io sono convinto che tra poco rimarremo stupiti della nostra presunta debolezza culturale. Nel senso che la nostra forza non è in un potere culturale, ma è la verità. La verità non si può sconfiggere: si può sopprimere o mettere tra parentesi, ma solo temporaneamente. Penso, per esempio, alla vita affettiva. Noi oggi abbiamo una posizione minoritaria, ma è una posizione bella, l’unica veramente bella. Dobbiamo continuare a sostenere queste cose con carità, misericordia e chiarezza, non tanto puntando il dito su chi sbaglia, ma cercando di aiutare, in un modo intelligente e convincente, chi non riesce a vedere. La gente non ne può più di questo sterile relativismo che continua a mortificare le coscienze e rende le persone tristi, infelici e frustrate. Invece è molto più bello vivere la propria vita come un dono. Ma ripeto: non irrigidiamoci sulle nostre posizioni, anche se giuste, altrimenti chi è più lontano si irrigidisce a sua volta e non vede più il bene che portiamo. Ci vuole una grande carità: solo così l’altro rimane aperto e ha la possibilità di vedere la verità. È una posizione difficile che chiede di non essere codardi, perché non possiamo stare zitti e far finta di niente. Ma ci chiede anche di amare il fratello, secondo il comandamento che Cristo ci ha lasciato».

Che cosa pensa del cartellone affisso a Roma dall’associazione ProVita, che raffigurava un feto di 11 settimane? Il cartellone poi è stato rimosso, non senza polemiche tra abortisti e antiabortisti…
«Credo che certe campagne, che si rivolgono a tutti, siano un po’ deboli. Si concentrano sul principio, che diventa facilmente un giudizio, o viene percepito come tale, staccato da Cristo. Ma noi riusciamo a parlare della vita amando coloro che non capiscono la vita? Io vedo che molti, liberi da pregiudizi, e penso soprattutto ai giovani, si avvicinano a noi cercando persone che propongono non una posizione “di fazione”, ma idee chiare e un grande amore: verità e amore, intelletto e volontà, che rispondono alla dimensione profonda dell’uomo. La verità senza amore è inutile; ma anche l’amore senza verità!».

Lei che cosa chiede quest’anno alla Salve?
«Alla Madonna della Salve chiedo che cresca l’amore tra di noi. Non un dolciastro sentimentalismo, ma il volere il bene dell’altro e perseguirlo. È una cosa per persone straordinarie. E tutti siamo chiamati a vivere questa straordinarietà».

Andrea Antonuccio

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