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Quando finisce un amore (che talvolta resiste)

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

Nel calcio sono diverse le ragioni che possono portare all’avvicendamento di un allenatore in panchina: il più delle volte una decisione del genere è legata risultati negativi o, se vogliamo, all’inadeguatezza degli stessi rispetto al potenziale reale (o, magari, a quello ritenuto da presidenti un po’ troppo arroganti e convinti di sé, ma non è certo questo il caso dell’Alessandria).

Alle volte, le ragioni sono molto più istintive e umorali legate a problemi di spogliatoio o addirittura a personali incomunicabilità tra il tecnico e il patron. Nel caso dei Grigi, perlomeno da quando Luca Di Masi ne è al timone, la scelta di cambiare allenatore è stata pressoché sempre dovuta al desiderio di migliorarne le prestazioni cercando di far fare alla squadra quel salto di qualità che, in realtà, non c’è pressoché mai stato avendo, alla fin fine, i nostri più o meno veleggiato sempre attorno alle stesse posizioni di classifica.

A mia memoria c’è stato forse uno solo caso in cui era stato l’allenatore a non voler continuare perché non credeva nel progetto del presidente: mi riferisco a Michele Marcolini allorquando, a conclusione di una buona stagione, realizzò di non credere nel famoso “progetto giovani” di Luca Di Masi che, in effetti, tale non si era poi rilevato (implicitamente dando dunque ragione alla scelta dell’allora mister). Oggi stiamo assistendo all’ennesimo fenomeno di panchina traballante e, stavolta, chi ne siede sopra è un uomo che ha il grigio nel sangue, Angelo Gregucci.

Già, perché Gregucci giocava nell’Alessandria quando io portavo i pantaloncini corti, cioè a dire oltre trentacinque anni or sono, ed era compagno di squadra di uomini che finirono per calcare prestigiosi campi di Serie A, su tutti Carrera e Sgarbossa, o che ebbero una carriera importante come allenatore (leggasi Camolese) oppure ancora che, senza far nulla di tutto questo, riuscirono a ritagliarsi un posto d’onore nella leggenda dell’Orso come Francesco “Ciccio” Marescalco.

Trenta e più anni dopo quel periodo di belle speranze, Gregucci ricomparve in veste d’allenatore di un’Alessandria già targata Di Masi e si rese protagonista di un’altra impresa epica, raggiungendo il mito delle semifinali di Coppa Italia contro il Milan berlusconiano: oggi, però, quest’uomo che è già nella “hall of fame” dell’Orso Grigio, sta vivendo un momento molto difficile perché la squadra pare non seguirlo più. In casi del genere la domanda, di rigore, è sempre la stessa: cosa farebbe un altro al posto suo? La risposta è ignota anche se, nel frattempo, il presidente pare che abbia scelto la via della fiducia. L’esperienza comunica che non sarà facile ma il cuore vuol credere che le prossime occasioni saranno meglio tesaurizzate per consentire al “caro Angelo”, di restare al timone.

Leggi anche l’intervista ad Angelo Gregucci:

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