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«Il vero peccato è l’idolatria»

Vescovo Guido

Carissimi, il Signore risorto è la grande gioia dei cristiani. Ma per gustarla veramente è necessario che comprendiamo che cosa cambia con la risurrezione di Cristo.
Durante il Triduo ho sottolineato molto come il Signore Gesù non sia venuto a cambiare le cose da un punto di vista umano, ma sia venuto a creare delle condizioni diverse per cui noi possiamo offrire al Signore la nostra vita attraverso il sacerdozio che ci ha comunicato. Questo cambia tutto, perché possiamo affrontare anche le difficoltà, i problemi e le fatiche con l’aiuto di Dio, con la presenza di Dio. Come Dio, facendosi uomo, è entrato dentro le difficoltà, ha vissuto la sofferenza, addirittura la morte per tortura. E in realtà il problema principale nella nostra vita non sono i peccati intesi come eventi morali. Questi sono solo conseguenze di qualcos’altro che è più profondo. Il vero grande peccato è l’idolatria. L’idolatria è non adorare il vero Dio, cioè non confidare in Dio, ma confidare in altre cose, gli idoli, ai quali ci attacchiamo per avere delle sicurezze.
Perché Dio non è sotto il nostro comando, non ce l’abbiamo sempre sotto mano, siamo noi a dover stare al suo gioco, non lui che fa quando diciamo noi. Non lo possiamo controllare. Gli idoli invece li abbiamo a portata di mano, ci danno una sicurezza… fino all’assurdità del cornetto e del ferro di cavallo! Se ci pensiamo è assurdo, ma c’è una sorta di paura che prende la gente superstiziosa. Non è una cosa razionale: manifesta il bisogno della tangibilità, che è lo stesso bisogno che ebbe Israele quando uscì dall’Egitto. E allora il racconto della Creazione che abbiamo ascoltato è proprio per dire che è Dio che ha fatto le cose. Nessuna di esse è Dio, neanche il sole e la luna, che erano adorati da tutti. Dio ha cercato di far capire ad Abramo questo: “Sono io il tuo Dio, non avere un idolo nemmeno in tuo figlio”. Gesù poi ha detto: “Chi ama il padre, la madre, il figlio, la figlia più di me, non è degno di me. Noi diciamo: “Gesù, sei un po’ esagerato… come sei forte, come ti va di traverso questa cosa!”. No, perché è il tema di avere Dio come riferimento.
Siamo risorti quando viviamo questa dimensione, di confidare in Dio più che nelle nostre cose che ci danno immediata sicurezza. Allora vi lascio con una domanda, perché possiamo vivere un tempo di Pasqua straordinario che ci porti a Pentecoste. “Qual è il tuo idolo?”. Cioè, qual è la cosa che non è Dio, in cui tu trovi sicurezza, cerchi di darti un tono, di combattere quella fragilità che è tipica dell’uomo, che senti a causa magari di un tuo difetto, o magari proprio della fragilità dell’uomo stesso.
Rimaniamo con questa domanda. Chiediamo al Signore di farci vincere gli idoli, come abbiamo ascoltato in tutta la Liturgia della parola (non la ripercorro perché sarebbe lungo). Ma, come abbiamo ascoltato, che Gesù ci aiuti ad avere Dio veramente come Dio, e non gli idoli. La Vergine Maria ci accompagni allora nella luce e nella bellezza di questa liturgia, per celebrare finalmente Messa dopo giovedì sera e per ricevere la forza di Dio. Sia lodato Gesù Cristo.

 + Guido Gallese
Vescovo di Alessandria

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