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Cammino sinodale, tra fatiche e speranze

Vita della Diocesi

Giovedì 1° giugno si è svolto il secondo incontro sinodale per l’Unità pastorale Cristo, che comprende le parrocchie di San Giovanni Evangelista, San Giuseppe Artigiano e San Baudolino. L’incontro, insieme con il Vescovo monsignor Guido Gallese, era aperto a tutti i fedeli delle tre comunità, guidati dai loro sacerdoti. Abbiamo chiesto come è andata a don Giuseppe Bodrati (nella foto qui sotto) che, oltre a essere moderatore dell’Unità pastorale Cristo, è anche moderatore della Curia diocesana.

Don Giuseppe, come è andato l’incontro di giovedì?

«Abbiamo iniziato con la lectio divina, a cui è seguito un momento di condivisione sulla Parola di Dio. Nella terza parte abbiamo continuato il discorso cominciato nel primo incontro: il Vescovo aveva chiesto di costituire un gruppo di fedeli che condividessero le quattro coordinate indicate dal Santo Padre per l’ecclesialità, ovvero Vita comunitaria, Preghiera, Eucaristia e Annuncio. L’incontro è stato positivo, abbastanza partecipato, e si è cominciato a riflettere su come proseguire il cammino alla ripresa delle attività pastorali, dopo la pausa estiva».

Come sta “lavorando” la vostra Unità pastorale?

«Abbiamo alcune priorità, come i percorsi di formazione alla celebrazione dei Sacramenti, ovvero l’iniziazione cristiana, per poi passare alla preparazione dei fidanzati per la celebrazione delle nozze, fino alle coppie che chiedono il battesimo per i loro figli, alla celebrazione del sacramento della Confermazione e Prima comunione. Poi abbiamo la formazione e la cura dei giovani, e un’attenzione a tutto il mondo della scuola: la nostra realtà ospita scuole di ogni ordine e grado. C’è anche la formazione e catechesi degli adulti: abbiamo offerto alle nostre tre comunità un percorso di ascolto della Parola di Dio, con la collaborazione di don Vittorio Gatti, itinerante tra San Baudolino, San Giovanni Evangelista, San Paolo e San Giuseppe Artigiano. È già stata annunciata la ripresa di questo cammino a settembre, con tre incontri sulla Sacra Scrittura nei quali saranno presentate le Lettere di San Paolo a Timoteo e a Tito. La scelta di queste due Lettere riguarda un tema che ho proposto ai confratelli, e che parte proprio da una affermazione di Paolo a Timoteo: “Ravviva il dono di Dio che è in te […] e custodisci il deposito della fede che hai ricevuto”. Come Unità pastorale partecipiamo anche alle attività del quartiere proposte dall’associazione dei commercianti e dall’associazione Alessandria Sud. E, infine, stiamo armonizzando le attività caritatevoli».

Torniamo agli incontri sinodali. Le maggiori criticità?

«Posso dire che sperimentiamo una certa fatica perché tutti noi, a cominciare dai sacerdoti, abbiamo sensibilità differenti e quindi viviamo la necessità di un confronto continuo. Per questo ringrazio don Mauro Mergola, parroco e direttore del Centro salesiano, che periodicamente ospita me e don Giovanni per un momento di condivisione che ci aiuta a comprendere e apprezzare meglio le nostre diversità. Siamo ben consapevoli che non possiamo rischiare di dare una impronta troppo personale alle comunità di cui siamo responsabili, perché c’è il rischio che “via noi, crolla la comunità”. A questo proposito è molto utile il confronto che mensilmente i moderatori delle varie Unità pastorali hanno con monsignor Vescovo e con i referenti delle aree pastorali».

Nelle altre Unità come sono andati gli incontri sinodali?

«Alcuni non sono ancora conclusi, e in certe realtà la partecipazione è stata scarsa. Mi sento di dire, con molta carità, che spesso ciò dipende dalla “animazione” che i sacerdoti fanno su questi incontri: se ai miei laici presento tale incontro come qualcosa di noioso e inutile, difficilmente verranno… Comunque, il giro di incontri terminerà in queste settimane, e le sessioni sinodali riprenderanno dopo la pausa estiva».

Come moderatore della Curia puoi dirci qualcosa sulle Unità pastorali?

«Ci sono ancora delle difficoltà, è una modalità nuova anche per noi. Noto, comunque, un certo ottimismo che è legato alla frequenza degli incontri. Un vecchio proverbio dice così: “Quando un sentiero non viene percorso si riempie di erbacce”. Allora occorre che i sentieri comunicativi vengano percorsi frequentemente, perché la “confidenza” nella condivisione dei problemi aiuti a trovare strade condivise. E crei la comunione ecclesiale».

Ci sarà un momento di confronto?

«Il 15 giugno ci sarà l’ultima assemblea plenaria dei moderatori e dei referenti delle Aree pastorali prima della pausa estiva. Che, in realtà, non è una vera e propria pausa perché ci sono molte attività, come il pellegrinaggio diocesano a Lourdes, la Giornata mondiale della Gioventù e i vari centri estivi. Per l’ultima assemblea ci sarà una verifica del cammino sinodale percorso fino a qui, e i referenti delle Aree pastorali dovranno già portare qualche indicazione circa eventi e percorsi che intendono proporre alle Unità pastorali».

I fedeli come vivono questi impegni?

«Esiste una oggettiva difficoltà, che dipende dalla convinzione che già adesso si debba fare qualcosa. Siamo invece ancora nella fase della comprensione del metodo. Proprio perché il cammino è nuovo, occorre anche il coraggio di vivere personalmente la “conversione pastorale” che il Papa chiede a tutta la Chiesa».

Secondo te le comunità hanno compreso questo cammino?

«Non sempre e non correttamente. Ora i laici vanno valorizzati affinché condividano e diventino protagonisti di questo cammino. Non soltanto esecutori di iniziative e attività, ma corresponsabili della pastorale».

Alessandro Venticinque

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