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Satnam Singh morte bracciante

L’editoriale di Andrea Antonuccio – Quel braccio poggiato su una cassetta di ortaggi

Care lettrici,

cari lettori, 

sono rimasto molto colpito dalla vicenda di Satnam Singh, il 31enne indiano che il 17 giugno si è tranciato un braccio nei campi di Latina (dove lavorava in nero) e dopo due giorni è morto all’ospedale San Camillo di Roma. Anziché essere subito soccorso, Singh è stato scaricato davanti a casa sua insieme alla moglie. Con lui è stato “abbandonato” anche il braccio tranciato dal macchinario, poggiato su una cassetta per ortaggi. Solo dopo l’arrivo dei carabinieri, chiamati dai vicini di casa, è partita la segnalazione al 118 e il ricovero d’urgenza.

Quel braccio poggiato su una cassetta di ortaggi: provate a immaginarlo senza piangere. Sony, la compagna della vittima, ha pronunciato queste parole, che bruceranno sempre: «E ora che faccio? Il vostro non è un Paese buono…». Ce lo siamo mai chiesti? Il nostro è un Paese “buono”? E noi, sempre pronti a giudicare gli altri e a lamentarci del tanto che abbiamo, che cosa siamo? Perdonate la sfilza di domande, non vuole essere una condanna preventiva o una ipocrita (e pietosa) autoassoluzione: per me non è una questione secondaria. Specialmente se la nostra è una vita che definiamo “cristiana”.

A proposito: la procura di Latina ha accusato il datore di lavoro di Singh di avere sottoposto “i lavoratori, almeno sei, a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno”, corrispondendo una retribuzione inferiore a quella stabilita dal contratto nazionale, violando la “normativa sull’orario di lavoro, sulla sicurezza e sull’igiene dei luoghi di lavoro”, sottoponendo i lavoratori “a condizioni di lavoro e a situazioni alloggiative degradanti”.

La Chiesa cattolica, nella sua tradizione catechistica, ricorda che esistono quattro “peccati che gridano verso il cielo”: tra questi, l’ingiustizia verso il salariato, ossia il defraudare la giusta mercede. Ma se il Padreterno avesse immaginato il braccio di Singh poggiato sulla cassetta degli ortaggi, oggi quei peccati sarebbero cinque.

Andrea Antonuccio

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