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La presenza viva di Gesù

Testimoni della sua resurrezione:
un percorso in quattro puntate, alla scoperta delle rivelazioni di Gesù

Quali sono le cose che Gesù disse agli apostoli durante quei quaranta giorni? È possibile capire qualcosa di quell’esperienza così singolare che vissero gli apostoli? Sono due domande a cui cercheremo di dare una possibile risposta; i Vangeli custodiscono al loro interno alcuni indizi, o meglio, delle gemme di straordinario valore incastonate nel racconto che potrebbero rivelare qualcosa di davvero interessante.

Con questa riflessione iniziamo un piccolo percorso alla scoperta delle rivelazioni di Gesù per vedere come esse ci portino ad essere testimoni della sua risurrezione. Ma facciamo prima alcune premesse: siamo immersi in un tempo di grazia, che la liturgia chiama il tempo pasquale; è il periodo che va dalla Pasqua fino a Pentecoste e in cui Gesù risorto inizia a rigenerare in sé l’intera creazione! Egli ormai è presente nella storia come il lievito che, nascosto nella pasta la fa fermentare… siamo attratti dalla forza di Colui che disse: «quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me» (Gv 12,32).

In questo tempo sta accadendo qualcosa di straordinario, qualcosa che possiamo comprendere solo alla luce della Scrittura e soprattutto alla luce di ciò che ci dicono i Vangeli e gli Atti degli Apostoli: come il Risorto ha parlato ai discepoli, così ora parla alla sua Chiesa. Questa riflessione ha dunque come scopo, quello di aprire uno spazio di ascolto del Risorto, cogliendo proprio dentro i Vangeli quello che ancora oggi dice alla sua Chiesa.

All’inizio del libro degli Atti, leggiamo che Gesù apparve per 40 giorni dopo la sua Resurrezione parlando ai discepoli del regno di Dio: «Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio» (At 1,3).  Un’affermazione scarna, sintetica ma anche molto forte: Gesù appare per quaranta giorni consecutivi ai suoi discepoli! Proviamo ad immaginare che tipo di esperienza possono aver fatto gli Apostoli nell’incontrare, ascoltare ed essere istruiti e formati da Gesù!

I vangeli riportano solo alcune delle apparizioni di Gesù ma in realtà furono più numerose e non solo ai discepoli, se ascoltiamo San Paolo: «(Gesù) apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto» (1 Cor 15,5-8). Sappiamo altresì che i vangeli non vogliono essere una semplice cronaca dei fatti ma una lettura di senso, una chiave interpretativa del mistero. Lo stesso Vangelo di Giovanni lo afferma chiaramente: «Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome». (Gv 20, 30-31)

Dunque quelle poche pagine evangeliche che descrivono gli eventi dopo la morte e la risurrezione del Signore sono solo una piccola parte dei fatti accaduti. Quaranta giorni con Gesù, devono aver scavato profondamente nel cuore degli Apostoli e devono aver cambiato la loro vita rendendoli uomini nuovi! Al termine di questo tempo Gesù ascende al Cielo ma chiede loro di rimanere in attesa dello Spirito Santo che li avrebbe preparati per la missione.

Ma torniamo ai quaranta giorni: consideriamo che per gli Apostoli è un tempo prettamente dedicato alla formazione, un tempo di preparazione, anche se non abbiamo ben chiaro cosa si intenda con l’espressione: “parlando del regno di Dio”. Certamente, per usare un’espressione cara all’evangelista Luca, Gesù “aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture”, cominciò a svelare qualcosa della sua natura divina, del suo rapporto con il Padre ma soprattutto preparò il loro cuore ad accogliere il dono dello Spirito Santo.

Come dicevo poco più sopra – e qui entriamo nel cuore della riflessione – sono convinto che qualche traccia di quei dialoghi sia rimasta come “impastata nella massa” del Vangelo in particolare di Giovanni, il discepolo che Gesù amava e che ha raccolto i sentimenti più profondi del Signore. Vedremo più avanti quello che potrebbe essere il senso dei discorsi del Risorto, parole che hanno aperto – e aprono per noi – esperienze di fede e di Cielo.

Sono infatti persuaso che anche oggi possiamo vivere questo “tempo pasquale” con le stesse caratteristiche di allora, nella stessa certezza che il Signore risorto sia presente in mezzo a noi mentre ci parla del regno di Dio; è quindi anche per noi un tempo di formazione, un tempo di grande grazia al quale porre grande attenzione. Ma cos’è questo “Regno di Dio” che percepiamo come qualcosa di distante da noi? Come una sorta di territorio nel quale non sappiamo bene come giungere perché forse non ha molta attinenza con la vita reale. A mio giudizio però commetteremmo una grave leggerezza, se affrontassimo questo tempo di Pasqua senza la dovuta profondità perché ci sfuggirebbe l’insegnamento di Gesù sul Regno di Dio che invece è la condizione a cui Gesù fa riferimento.

La prossima volta vorrei considerare il contesto dell’ultima cena di Gesù e gli insegnamenti che lascia ai suoi perché probabilmente troveremo molte cose interessanti.

A cura di padre Giorgio Noè

Leggi anche un’altra riflessione di padre Giorgio Noè:

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