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“Figli dei social” per conoscere il web

Lions, Leo e Soroptimist

Navigano su Instagram e Tik Tok (leggi anche La morte a 10 anni per un social network?), ascoltano musica su Spotify, si informano su Google, passano ore Whatsapp e guardano i filmati su YouTube. Sono queste le tendenze dei più giovani che stanno diventando pericolosamente preda del web, senza conoscerne i pericoli.

Incontro con l’esperto

L’argomento è stato affrontato nel corso del meeting organizzato dai club di Alessandria Lions Host e Marengo, Leo (la sezione giovanile del Lions Club International) e Soroptimist sul tema “Figli dei social”, relatore il sociologo Francesco Pira, professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Messina ed esperto di Social media. Oltre un centinaio di soci si sono collegati online da diverse regioni italiane: Piemonte, Veneto, Lazio, Puglia e Sicilia. Presenti anche alcuni giovani Leo addirittura da Londra per comprendere le ragioni di un fenomeno dilagante che, a livello nazionale, ha fatto registrare anche diverse piccole vittime di “challenge” ai limiti dell’incredibile.

I dati dei social

«Da un’indagine condotta su circa 2.000 ragazzi il 99,6% ha uno smartphone, l’88% un Pc, il 98,7% un profilo Facebook e, purtroppo il 61% (maschi e femmine) ha dichiarato di essere stato vittima di cyberbullismo» ha riferito il professor Pira. «In questo momento una delle app più diffuse tra i giovani è Tik Tok, facile da installare, non serve neanche un profilo e gli utilizzatori sono spesso bambini al di sotto del 13 anni, che è il limite sotto il quale non ci si può iscrivere» prosegue il professore.

Ma c’è un altro aspetto che deve preoccupare: «Ci sono sfide sempre più pericolose e minori che espongono la loro immagine senza alcuna protezione. Tutti possono vedere tutti, non ci sono restrizioni e blocchi. Sta diventando diffusissimo tra i bambini delle elementari. Le “challenge” che sono una vera arma di fidelizzazione e manipolazione in grado di generare una sfrenata mania di essere protagonisti, a ogni costo, nel proprio gruppo di pari, fino alle conseguenze più estreme» aggiunge Pira.

Che fare allora per “salvare” i nostri bambini e adolescenti?

Il relatore afferma che «i genitori e la scuola, che hanno responsabilità educative, devono comprendere i meccanismi dei social, conoscere la rete: sono passaggi fondamentali nella linea educativa delle nuove generazioni. Ai giovani bisogna insegnare i valori fondamentali del rispetto per sé stessi, per il proprio corpo e per la vita». Ma non è tutto.

«Esistono, inoltre, sistemi di parental control per monitorare su quali siti entrano i propri figli, cosa fanno, quanto tempo ci passano. Se sono chiusi nella loro cameretta per ore, capire come trascorrono il tempo. È un grosso problema che coinvolge tutta la società dalla pubblica amministrazione, alle associazioni di volontariato, al clero, quell’universo che papa Francesco definisce il filo rosso che lega tutto il mondo del sociale» conclude il docente dell’Università di Messina. Un argomento molto delicato che i club di servizio di Alessandria hanno cominciato ad affrontare per capire e approfondire il fenomeno.

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