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Perché fare religione a scuola?

Ufficio scuola

La particolarità dell’insegnamento di religione cattolica nella scuola italiana è di non essere obbligatorio, come tutti sanno. Esso viene scelto dalle famiglie e dagli studenti nel momento in cui si iscrivono al primo anno di un percorso scolastico.

Nell’attuale cultura secolarizzante e con l’emarginazione della religione dal contesto pubblico e persino delle parole della tradizione religiosa dal linguaggio quotidiano, si potrebbe pensare che anche l’insegnamento della religione venga evitato e trascurato. Invece i dati nazionali, sostanzialmente confermati a livello diocesano, confermato una tenuta della scelta di avvalersi di tale insegnamento nella scuola italiana. La media degli studenti italiani, di ogni ordine e grado, che frequentano l’Insegnamento della religione cattolica è dell’85,5% (in Diocesi è dell’83%). I bambini della scuola dell’infanzia iscritti all’ora di religione sono l’89% (in Diocesi il 77.03%, con una significativa differenza rispetto al dato nazionale), i ragazzi della scuola primaria sono l’89,5 % ( in Diocesi l’84,5 %), i ragazzi della scuola media sono l’87,4% ( in Diocesi l’87%), gli studenti delle superiori sono il 79,6 % (in Diocesi l’81,17%).

I motivi che portano le famiglie e gli studenti, nel corso degli anni, a mantenere aperto nella scuola l’insegnamento della religione sono molteplici e di natura diversa. Qui giova sottolineare la positività con cui viene accolto tale insegnamento, in controtendenza – almeno apparente – con la cultura dominante e le sue mode. Forse c’è, nel profondo del costume e del pensiero degli italiani, che la religione, proprio la religione cattolica, è una componente essenziale di ciò che siamo come popolo italiano. È una questione legata all’identità che è andata maturando nel tempo e costruendosi nei difficili passaggi della storia; neppure le smentite di comportamenti incoerenti sono riusciti a sgretolarla del tutto.

Certo non è sufficiente l’osservazione sociologica per motivare la scelta di avvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica che in questo mese di gennaio i genitori e gli alunni dovranno compiere. La presidenza della Conferenza episcopale italiana, come ogni anno, ha reso pubblico un messaggio alle famiglie e agli studenti in cui sottolinea il particolare valore dell’insegnamento della religione come materia che, «per sua natura, favorisce il dialogo e il confronto tra persone ed esperienze diverse». «Considerando il contesto nazionale e mondiale in questi mesi – prosegue il Messaggio – crediamo che il valore del dialogo sereno e autentico con tutti debba essere un traguardo importante da raggiungere insieme». C’è quindi una dimensione propriamente educativa nell’insegnamento della religione cattolica, che favorisce negli studenti, anche non credenti, una valorizzazione di tutti gli aspetti positivi dell’umanità dell’uomo, mantenendo la sua razionalità aperta al Mistero e la sua capacità di relazione non limitata ai propri interessi egoistici.

Nel Messaggio dei vescovi si fa riferimento all’opera degli insegnanti di religione, «professionalmente qualificati e testimoni credibili»; certamente molto degli esiti dell’insegnamento della religione cattolica dipende da essi. In questo momento difficile della nostra scuola, la loro presenza e la loro operatività può essere di valido sostegno agli studenti e alle famiglie.

Angelo Teruzzi
Direttore Ufficio Scuola della diocesi di Alessandria

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