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Tutela minori, operativo il Servizio regionale

Conferenza Episcopale Italiana

Il Piemonte c’è. Avviato da oltre due anni, il lavoro del Servizio regionale per la tutela dei minori si è compattato con il seminario tenutosi, da giovedì 30 giugno a sabato 2 luglio, ad Altavilla d’Alba, nella casa di spiritualità della diocesi. I lavori sono stati guidati da don Gottfried Ugolini, del Servizio nazionale della Cei. Al seminario hanno partecipato 25 persone provenienti da 12 delle 17 diocesi piemontesi.

Sono loro i referenti e futuri operatori dei Centri d’ascolto che, seguendo i criteri indicati dalla Santa Sede e dalla Chiesa italiana, si preparano a costituire la rete di “presenza” sul territorio regionale. Il seminario ha affrontato tutti i vari aspetti delle competenze del Servizio: gli abusi e le loro conseguenze; le modalità dell’ascolto delle vittime e dei denuncianti; il metodo e le regole del lavoro nei Centri d’ascolto; le indicazioni per la prevenzione.

Come si sa la materia che tocca al Servizio è complessa, con numerose articolazioni e difficoltà, proprio perché in ogni passaggio non si tratta solo di affrontare situazioni delicate, ma anche di confrontarsi con persone abusate e con tutti coloro che sono coinvolti nelle vicende (dai familiari, ai compagni di scuola e di gruppo). Nel gruppo piemontese si sono resi disponibili psicologi, avvocati, giuristi, religiosi, religiose e sacerdoti esperti, genitori e insegnanti.

Il Servizio è pronto a partire. In questi mesi i vescovi delle diocesi subalpine hanno avuto contatti diretti con i propri rappresentanti nel Servizio, e monsignor Marco Brunetti, vescovo di Alba, ha mantenuto il collegamento tra le diverse realtà coinvolte, coadiuvato da don Alessandro Giraudo, già cancelliere di Torino e da settembre nuovo vicario generale dell’arcidiocesi, che è il coordinatore del Servizio regionale. In Piemonte, dalla costituzione del Servizio a oggi, non vi sono state segnalazioni di abusi o altre problematiche connesse. Anche per questo sarà importante costituire una rete capillare sul territorio che possa portare avanti quel lavoro di informazione e prevenzione, che aiuti a le comunità e le famiglie.

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