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50 anni di sacerdozio

Sabato don Sergio Zuccotti festeggia il 50°di ordinazione

«Sono stato ordinato nella Cattedrale di Alessandria sabato 2 dicembre 1973, prima domenica di Avvento, alle ore 18 dal Vescovo monsignor Giuseppe Almici. Ha preso Messa con me don Giorgio Bertini, che è mancato nel 2002 all’età di 57 anni. A 50 anni di distanza, questo sabato 2 dicembre celebrerò la Messa alle 18, in Cattedrale, perché cade tutto perfetto, come giorno e come orario». Così ci racconta don Sergio Zuccotti, che il 2 dicembre celebra 50 anni di sacerdozio.

Don Sergio, un bel traguardo.

«Ho fatto sempre il parroco in periferia, per tutta la mia vita. Quando sono arrivato a 80 anni, mi sono fatto da parte per dare spazio ai giovani. E così ho rassegnato le mie dimissioni da parroco di Mandrogne. Oggi sono alla Casa del Clero (all’interno del Collegio “Santa Chiara”, ndr) e do una mano in Cattedrale. Confesso, aiuto don Gianni Toriggia e dico Messa… Ne dico sempre tre o quattro in giro, sostituisco tutti. Vado dove c’è bisogno, finché ce la faccio (sorride)».

Raccontaci di te.

«Sono nato il 23 dicembre del 1940 a Melegnano, vicino a Milano. Mio padre, mandrogno doc, in tempo di guerra era andato a lavorare a Melegnano, e lì ha conosciuto mia madre. Si sono sposati, e sono nato io. Dopo elementari e medie a Melegnano, siamo venuti ad Alessandria e ho fatto il Liceo Scientifico. Dopo ho lavorato qualche anno in una tipografia, ma avevo altre idee…».

Come hai scoperto la tua vocazione?

«La mia vocazione l’ho scoperta tra l’oratorio e l’Azione Cattolica. Volevo andare in missione, ero in collegamento con i missionari Saveriani. Ma non volevo lasciare sola mia mamma, dopo la morte di mio padre, avvenuta un anno prima della mia ordinazione. E a 28 anni ho preso la decisione di entrare in Seminario».

Cosa ti ricordi di monsignor Almici?

«Era un padre, un uomo buono. Ricordo con affetto anche il Vescovo Charrier: era un uomo che ti ascoltava e, se avevi bisogno, era sempre presente».

E gli anni del Seminario?

«Ho fatto il seminario ad Alessandria, il rettore era don Gianni Merlano. Gli ultimi due o tre anni facevo il pendolare con Torino per gli studi teologici, al seminario di via Vochieri andavo solo a mangiare e a dormire. Prendevo il treno alle 7.20 per Torino e andavo alla Facoltà Teologica. Tra quelli che erano con me, ricordo don Mario Gonella, don Giorgio Bertini e don Fausto Urgu».

Dopo l’ordinazione?

«Ho fatto quattro anni il viceparroco a Solero, poi cinque anni parroco a Valmadonna, e intanto insegnavo religione al liceo classico. Mi hanno mandato a Felizzano a sostituire don Quinto Gho per 15 anni, insegnando anche alla scuola media. Dopo sono andato a Mandrogne e ci sono rimasto per 25 anni. Poi ho preso anche Quattrocascine, Levata, Pollastra… Sin dall’inizio mia mamma mi ha sempre seguito».

Che persona era tua madre?

«Ha fatto da mamma, da viceparroco e da perpetua (sorride). Ed è stata una fortuna. Mia mamma era milanese, anche di carattere… spesso andavamo nelle famiglie e tutti mi dicevano: “Don, mi raccomando, porti sua mamma!”. Lei era più simpatica di me. È morta a 94 anni, a Mandrogne, l’ultimo giorno aveva ancora risposto al telefono. L’ho seguita sempre, e l’ho accudita negli ultimi anni».

Che bilancio fai di questi 50 anni da sacerdote?

«Se mi dovessero dire: “Ricomincia da capo” ripartirei continuando a fare il parroco in periferia. La città l’ho conosciuta venendo prima in Pista, al Suffragio, e adesso in Cattedrale. Tornerei a fate il parroco nei paesi. dove davvero entri in contatto con le persone. Nei paesi ho vissuto bene, mi davano tanto e io ero presente e ascoltavo le persone. È stato bello».

Chi è Gesù per te?

«Gesù è l’amico del tuo cuore. Alla sera deve essere l’ultimo pensiero, anche se ci sono mogli, mariti o figli. Ci ha creati poveri uomini, con tanta buona volontà nel cuore, ma con i limiti umani che hanno tutti, che Lui viene a salvare e perdonare. A volte mi dicono: “E quando ti presenterai davanti al Buon Dio?”. Io non ho paura, ci ho creduto e ci credo, ho dato la mia vita quindi non mi chiuderà la porta in faccia».

Che cosa stai imparando, ora che fai il confessore “a tempo pieno”?

«Che il confessare nei paesi è diverso. In Cattedrale molti vengono a confessare anche problemi pesanti, soprattutto durante l’Ottavario della Salve, l’Avvento o la Quaresima. Esci con il mal di testa, a volte, le matasse da sbrogliare sono complicate… Ma l’importante è che le persone escano dal confessionale con il cuore sereno, per andare avanti con speranza e fiducia».

Ti sei mai innamorato?

«Innamoramento no, simpatie sì. Simpatie intese come amicizie profonde. Ai ragazzi del Collegio “Santa Chiara”, dove adesso abito, dico sempre: “Nella mia vita io non tradisco due cose: Gesù Cristo e il Milan”. In questo ordine (sorride)».

Andrea Antonuccio

Lettera dalle sue comunità

Con le pagine di questo settimanale dedichiamo il nostro più sentito augurio al carissimo don Sergio per il suo lungo percorso durato 50 anni dalla sua ordinazione sacerdotale, avvenuta sabato 2 dicembre 1973 nella Cattedrale di Alessandria e benedetta da Sua Eccellenza monsignor Giuseppe Almici.

Le sue comunità lo ringraziano per le belle domeniche in oratorio, per le celebrazioni, feste e gite che coinvolgevano e univano tutti i paesi; e le processioni, i presepi viventi, le recite e tutte le tradizioni che ha continuato a mantenere durante il suo sacerdozio. Viviamo ora con lui questa particolare giornata facendo parte di questa grande famiglia allargata, e preghiamo insieme alla sua cara mamma e al suo caro papà che lo proteggono dal Cielo. Al grande canonico don Sergio Zuccotti un applauso corale.

Bianca e Carla

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