Care lettrici, cari lettori,
domenica il nostro Vescovo aprirà la Porta Santa, dando così inizio al nostro Anno giubilare e ai festeggiamenti per gli 850 anni della diocesi. Personalmente faccio un po’ fatica a cogliere il senso di questo compleanno. Il rischio di fare archeologia, o di cadere nella retorica del “quanto siamo bravi, quanto siamo belli” lo sento molto presente. Con tutti i problemi che abbiamo, personali e comunitari, che senso può avere una celebrazione di questo genere? Può rendere più vere le mie e le vostre giornate? Ecco, proprio partendo da queste perplessità ho chiesto al Vescovo di spiegare con chiarezza di che cosa si tratta: per capire se un gesto simbolico come l’apertura della Porta Santa di domenica prossima può essere una tappa significativa della nostra esistenza. Nell’intervista qui a lato trovate le domande e le risposte: giudicate voi, come sempre. L’invito, rivolto a scettici ed entusiasti, è comunque quello di esserci: vieni e vedi. Il metodo di Gesù è stato, ed è ancora oggi, questo.
Noi di Voce ci saremo, per documentare anche in video l’evento (un pezzo di storia locale nella Storia universale) e raccontarvelo. A proposito di Storia: non vi sarà certamente sfuggita l’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti d’America (è il 47°, e questo per lui è un ritorno).
Che valutazione possiamo dare? Siamo contenti o delusi? Innanzitutto, mi chiedo se il giudizio più umano sia quello dell’ultrà: tifo per lui, tifo per lei. È desolante constatare che spesso noi cattolici non abbiamo altro criterio se non quello del mondo (dettato da social, tivù e giornali) per valutare ciò che accade. L’incontro con Gesù Cristo dovrebbe portarci a qualcosa di più intelligente del nulla che ascoltiamo ogni giorno… uno sguardo diverso sulle cose piccole e su quelle grandi, liberandoci dalla inutile litania del “Trump sì, Trump no” (ma voi potete mettere, oltre a Kamala Harris, anche Meloni, Salvini, Schlein, Conte… non ne avete abbastanza di questo teatrino?).
Il Vangelo può aiutarci: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,21). Rendere a Cesare quello che è di Cesare è doveroso (chi non paga le tasse è un delinquente, punto); ma questo non vuol dire che per essere cristiani sia sufficiente essere buoni cittadini. Sono due faccende distinte: e non lo dico io, che non sono né con Trump né contro Trump. Adesso, che ci piaccia o no, Cesare è lui. Per gli americani, e forse non solo per loro.
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