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Il sole che sorge – “Ho voluto rompere un silenzio assordante. Ma non è il mio ministero”

Eccellenza, abbiamo fatto il “botto”: molti hanno letto e ripreso il pezzo dello scorso numero su Voce (Nubi oscure all’orizzonte, ndr). Lei è contento di questo?

Sì, di quella contentezza che si esprime con la parola “nausea”. Parlando con qualcuno dicevo che paradossalmente mi ritrovo di più nell’intervista ad Andrea Tornielli per Vatican Insider che in questo articolo scritto da me. L’ho scritto spinto dall’ineluttabilità di trovarmi in un certo posto e dover scrivere ciò che la mia coscienza dice, per non dovermi un giorno rimproverare di non aver preso posizione: a furia di partecipare a giornate sulla Resistenza, la shoah o le foibe, ho imparato questa lezione.

E perché questo le provoca nausea?

Perché non è l’oggetto del mio ministero, ma solo il contesto, per cui lo faccio di malavoglia sapendo che ho ben altro di cui occuparmi. L’ho detto solo per rompere un silenzio assordante.

Però è diventato un po’ l’eroe di qualcuno, no?

Me ne dispiace molto… (ride, ndr).

Dunque non si candida a guidare questa crociata a favore della libertà di opinione?

No, assolutamente no. Per questo non c’è bisogno del sacramento dell’ordine e nemmeno del battesimo.

Qualcuno dice che anche la Chiesa sta un po’ troppo zitta…

Papa Francesco nella Evangelii Gaudium dice che “I laici sono semplicemente l’immensa maggioranza del popolo di Dio. Al loro servizio c’è una minoranza: i ministri ordinati”. Sì, in questa prospettiva è vero: la Chiesa sta un po’ troppo zitta.

Ma se lei fosse un laico da dove partirebbe?

Per quanto possibile eviterei il muro contro muro privilegiando i canali di condivisione e vicinanza: lavoro, scuola, sport… insomma: i contatti personali.

Nell’articolo ha parlato di dittatura: di chi, o di che cosa?

Non so. Oggi la dittatura potrebbe non assumere le connotazioni a cui siamo abituati. Potrebbe essere non di una persona, ma di una collettività, più anonima, che coinvolge anche i mezzi della comunicazione sociale.

Anche all’interno del popolo di Dio c’è chi dice che il Papa è un po’ tiepido su queste cose: lei che ne pensa?

Ma no… Per fare un esempio vicino a noi, il Papa a Torino ha detto ai giovani delle cose molto forti su temi di questo genere. Poi però si dedica quasi sempre all’annuncio del nucleo evangelico. Secondo me è un approccio molto intelligente.

Non stiamo pagando una mancanza di educazione a vivere la realtà?

Il modello inculcato dalle comunicazioni di massa, soprattutto dalle pubblicità, scolpisce un immaginario collettivo nel quale promette, falsamente, la felicità. Di conseguenza c’è una grande paura a guardare la realtà così com’è perché temi di trovarla difforme dalla felicità promessa e non ti senti “nelle corde” la capacità di cambiarla. Ma questo è esattamente il concetto opposto a quello di Gesù Cristo, che ti dice che tu diventi felice nel momento in cui hai il coraggio di guardarti come sei e di presentare la tua miseria di fronte a Lui, perché Lui ti vuol salvare e guarire. Io ho scoperto la gioia di avere tanti difetti e in questi difetti ho incontrato Cristo: Cristo che mi salva, che mi ama, che mi riscatta dal mio stato di schiavitù penoso e mi dona una dignità. La mia dignità non è quella di essere perfetto come i sogni presentati ai nostri occhi dai mezzi di comunicazione di massa, ma è la felicità di essere amato e salvato da qualcuno che si prende cura di me e delle mie imperfezioni: Gesù Cristo.

Questa salvezza attraverso le imperfezioni che a me, come a molti, non mancano è quella che garantisce sempre alla mia navigazione un’alba radiosa dopo ogni notte. Attraverso ogni notte.

+ Guido Gallese

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