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Locanda della Misericordia, un mese dopo

Si è appena concluso il primo ciclo di incontri della «Locanda della Misericordia», dal 2 al 22 marzo. Abbiamo chiesto a don Mauro Bruscaini, che ne è il responsabile, di fare un bilancio dell’esperienza.

Don Mauro, com’è andata?
«Di solito si fanno sempre i bilanci a prima botta, guardando i numeri dei partecipanti. E su questo aspetto siamo tutti molto contenti. Alla prima serata, quella della condivisione, sono venute 11 persone, che per una diocesi come la nostra è un numero significativo. E le serate successive sono state comunque molto partecipate, ben vissute e intense nella preghiera».

Qual è l’aspetto che di questo primo “esperimento” ti ha sorpreso di più?
«Più che sorpreso, direi sconvolto dal momento di condivisione».

Perché?
«Mi aspettavo più timidezza, o più difficoltà nel raccontarsi, e invece mi ha colpito la presenza di tante storie, l’una diversa dall’altra. Ci sono alcuni che dopo il fallimento del loro matrimonio sono rimasti soli, altri si sono costruiti una nuova unione, altri ancora vivono l’esperienza di nuova unione nella prospettiva di veder riconosciuta la nullità del primo matrimonio. Mi ha sconvolto anche il fatto che una persona non sia riuscita, tra le lacrime, a esprimersi».

Questo che cosa significa, secondo te?
«Che c’è veramente bisogno di un luogo come questo, di condivisione, e che noi “locandieri” dobbiamo avere un’attenzione ad accogliere, senza forzare o dare soluzioni preconfezionate».

Ma tu cosa risponderesti a chi dice che, accogliendo tutti, si svilisce il sacramento del matrimonio?
«Lo rimanderei al Vangelo, al modo con cui Gesù accoglieva e faceva fare un percorso “personalizzato” a ognuno, mettendolo in comunione e in comunità con Lui e con gli altri. In Locanda facciamo tutti insieme un percorso comunitario, chiarendo per ognuno via via la possibilità di un accompagnamento personale. Non è una scorciatoia per cavarsela con poco, ma è un discernimento che necessariamente ha i suoi passi».

Quali aree di miglioramento hai riscontrato?
«Siamo partiti dall’idea di fare almeno due o tre cicli di Locanda, per avere più “materiale” da valutare riguardo alla metodologia, agli ambienti e così via. Per adesso non vedo ancora l’esigenza di cambiare qualcosa. Forse è da curare un po’ di più l’attenzione agli orari e ai contatti personali con chi viene in Locanda».

E adesso come e quando ripartirete?
«Intanto ci stiamo preparando per le nuove date. Ad aprile ci incontreremo il 5, il 13, il 19 e il 27; a maggio, il 3, l’11, il 17 e il 25. Il luogo sarà sempre il Centro pastorale Santa Chiara, in via Volturno. Ripartiremo dunque subito dopo Pasqua, e sarà di nuovo un incontro di condivisione».

Che cosa diresti per invitare chi non è venuto la prima volta?
«All’inizio la Locanda era solo un’idea, una bella idea. Adesso possiamo assicurare che è anche una bella realtà, per il clima di amicizia e di comunione che si crea. Condividere la vita in questo modo è l’inizio di una rinascita. Noto anche un interesse positivo dei miei confratelli sacerdoti nei confronti della Locanda. Li invito a diffonderla ancora, come già hanno fatto in passato».

Andrea Antonuccio

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