«È più forte quello che vede la situazione e pensa al popolo. Il negoziato
non è mai una resa. È il coraggio per non portare il Paese al suicidio»
Hanno fatto rumore le parole di papa Francesco sul conflitto in Ucraina, pronunciate a inizio febbraio in una intervista rilasciata a Lorenzo Buccella, giornalista della Radiotelevisione Svizzera italiana, per il magazine culturale “Cliché” in una puntata dedicata al “colore bianco”. Qui il Santo Padre ha invitato Kiev a fare il primo passo per fermare il conflitto russo-ucraino. Riportiamo uno stralcio dell’intervista (tratto da Vatican News) e le reazioni che ne sono seguite.
Buccella domanda: «In Ucraina c’è chi chiede il coraggio della resa, della bandiera bianca. Ma altri dicono che così si legittimerebbe il più forte. Cosa pensa?».
La risposta del Santo Padre: «È un’interpretazione. Ma credo che è più forte quello che vede la situazione, pensa al popolo e ha il coraggio della bandiera bianca e negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. Ci sono. Quella parola negoziare è una parola coraggiosa. Quando tu vedi che sei sconfitto, che la cosa non va, avere il coraggio di negoziare. E ti vergogni, ma se tu continui così, quanti morti (ci saranno) poi? E finirà peggio ancora. Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Oggi, per esempio con la guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia, per esempio… Non avere vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggio».
Anche il Pontefice si è proposto di negoziare: «Io sono qui, punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il Paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto…».
«È il bianco del coraggio?» chiede il giornalista. Risponde Bergoglio: «Va bene, è il bianco del coraggio. Ma delle volte l’ira che ti porta al coraggio non è bianca…».
Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha commentato così le parole del Papa: «Ringrazio ogni cappellano ucraino che è nell’esercito, nelle Forze di Difesa. Sono in prima linea, proteggendo la vita e l’umanità, sostenendo con la preghiera, il dialogo e le azioni. Questo è ciò che è la Chiesa: sta insieme alle persone, non da qualche parte, a duemilacinquecento chilometri di distanza, mediando virtualmente tra qualcuno che vuole vivere e qualcuno che vuole distruggerti. Gli assassini e i torturatori russi non si spostano verso l’Europa solo perché sono trattenuti dagli ucraini con le armi e sotto la bandiera blu e gialla».
Il Vaticano ha aggiunto una precisazione rispetto alle parole del Santo Padre: «Il Papa usa il termine “bandiera bianca”, e risponde riprendendo l’immagine proposta dall’intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato. Altrove nell’intervista, parlando di un’altra situazione di conflitto, ma riferendosi a ogni situazione di guerra, il Papa ha affermato chiaramente: “Il negoziato non è mai una resa”» spiega il portavoce del Vaticano, Matteo Bruni. «L’auspicio del Papa resta quello sempre ripetuto in questi anni, e ripetuto recentemente in occasione del secondo anniversario del conflitto: “Mentre rinnovo il mio vivissimo affetto al martoriato popolo ucraino e prego per tutti, in particolare per le numerosissime vittime innocenti, supplico che si ritrovi quel po’ di umanità che permetta di creare le condizioni di una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura”» conclude Bruni.
In un’intervista pubblicata martedì 12 marzo sul Corriere della Sera, il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin spiega: «Il Papa parla del coraggio del negoziato, che non è mai una resa. La Santa Sede persegue questa linea e continua a chiedere il cessate il fuoco, e a cessare il fuoco dovrebbero essere innanzitutto gli aggressori, e quindi l’apertura di trattative. Il Santo Padre spiega che negoziare non è debolezza, ma è forza. Non è resa, ma è coraggio. E ci dice che dobbiamo avere una maggiore considerazione per la vita umana, per le centinaia di migliaia di vite umane che sono state sacrificate in questa guerra nel cuore dell’Europa. Sono parole che valgono per l’Ucraina come per la Terra Santa e per gli altri conflitti che insanguinano il mondo».