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E prese a mandarli a due a due – commento al Vangelo

Dal Vangelo secondo Marco

Commento al Vangelo di Domenica 15 luglio 2018
XV domenica del Tempo Ordinario

“La fede nasce dall’ascolto, e si rafforza nell’annuncio” (Papa Francesco, Omelia del 14.04.2013).
La Parola di Dio di questa domenica aiuta ad approfondire l’apostolicità della Chiesa.
La prima pagina presenta due figure opposte: il “cappellano di coorte” Amasia e il profeta Amos. Amos rispondendo ad Amasia che gli vieta di profetizzare nel Tempio ufficiale, dice che è il Signore che lo ha chiamato e lo ha inviato.

La seconda pagina è uno stupendo inno uscito dalla penna dell’Apostolo Paolo. Paolo sostiene che non solo Dio chiama e invia, ma Dio Padre sceglie “prima della creazione del mondo”, sceglie alla vita: pensando a un disegno sull’umanità, riversando la sua grazia.
Nella pagina del Vangelo, Gesù offre un elenco dei doni e dei doveri dell’Apostolo e del discepolo di Cristo. Sono sette.

“Gesù chiamò i Dodici”: Gesù riconferma lo stile di Dio per la scelta dei profeti. È Cristo che chiama a sé e, lasciando liberi di sceglierlo, abilita ad essere annunciatori del regno.
“Li mandò due a due”: la missione è uscire dagli schemi mentali, partire verso mete nuove, muoversi nel mondo. E questo Gesù chiede di farlo nello stile della comunità, della fraternità vera: a due a due.
“Diede loro il potere sugli spiriti immondi”: la missione è una lotta continua contro il male e l’avversità. L’essere cristiani significa combattere ogni giorno verso l’indifferenza, l’egoismo, l’ingiustizia, l’arroganza.

“Ordinò loro che non prendessero nulla”: qua e là nel Vangelo si parla della povertà. Anche qui! Povertà che non significa trasandatezza, ma significa essere liberi per dare tutto a Cristo. Il peso delle cose, delle relazioni “economiche”, blocca verso un dono tortale a Cristo.
“Entrati in una casa, rimanetevi”: ecco il dono dell’ospitalità o del rifiuto. L’Apostolo resta sereno in entrambi i casi. L’accoglienza o il rifiuto significano l’accoglienza o il rifiuto di Cristo.
“Predicavano perché la gente si convertisse”: nelle prime uscite Gesù diceva “Convertitevi e credete al vangelo”. La conversione è un continuo ri-orientamento della vita a Cristo, modello di felicità.

“Ungevano di olio molti infermi e li guarivano”: in questo segno non si descrive una magia, ma tutta l’attività caritativa della Chiesa, che allevia dalle malattie del corpo e dello spirito.
In questo settenario è delineata la fisionomia dell’Apostolo. La missionarietà non è dovere solo dei preti e delle suore, ogni credente cristiano dovrebbe porsi alla scuola di Gesù ed imparare ad essere suo discepolo e annunciatore.
E per fare ciò non servono tante parole, ma soprattutto esempi di coerenza e di verità.

A cura di don Giuseppe Di Luca

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