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L’intervista a Gianluca Spina

Bisogna tornare ad ascoltare le persone

A raccontarci le “Sardine alessandrine” è Gianluca Spina, uno degli organizzatori del flash mob di piazza Marconi. Gianluca ha 36 anni è ingegnere meccanico e project manager per un’azienda nel settore delle materie plastiche, è sposato e ha una bambina. Nella sua vita importante anche il percorso di fede: prima con l’esperienza parrocchiale a San Pio V e poi a Sant’Alessandro. Un ragazzo semplice che non ha mai avuto contatti diretti con la politica, ma che come tanti si è sentito chiamato in causa e ha deciso di scendere in piazza: il grande mare che ha accolto migliaia di “Sardine”.

Spina, come nascono le Sardine nella nostra città?
«Le Sardine nascono ad Alessandria sull’onda della manifestazione di Bologna. È stata una risposta silenziosa a una dialettica politica sempre più rumorosa. Questa occasione ha dato l’opportunità a tantissime persone, non rappresentate da questo modo così violento e accusatorio, di trovare una risposta ai propri bisogni stando uniti. Proprio per questo Sardine, perché si chiudono a pallone per difendersi».

Ma quindi siete contro qualcuno?
«Il primo incipit è stato quello di andare contro una politica molto violenta, degli ultimi anni, che ha stufato ed è lontana da una parte dei cittadini italiani. Ma quello che si è scaturito in seconda battuta è stato il risveglio di un bisogno che era all’interno di una moltitudine di persone. Abbiamo voluto mettere al centro i valori fondanti della nostra Costituzione, dando un messaggio forte contro il fascismo, l’omofobia, il razzismo, in una parola contro la paura del diverso per fare in modo che le diversità diventino un valore aggiunto».

E adesso?
«Adesso bisogna cercare di raccogliere le esigenze delle persone che hanno partecipato. Le persone hanno bisogno di essere ascoltate. In questi anni c’è stato un grosso distacco tra i cittadini e la politica. E per ricucire questo strappo c’è bisogno di partecipazione».

Sulla possibile creazione di un partito cosa ne pensate?
«Adesso c’è molto scetticismo. Sarebbe bello innescare un circolo virtuoso che portasse alcuni di noi a contaminare gli ambienti partitici, ma credo che la fondazione di un nuovo soggetto partitico sia del tutto superflua. Quasi un voler aggiungere confusione. Forse bisogna fare un percorso inverso, per far sì che questo virtuosismo diventi contaminante».

A chi date fastidio?
«Un po’ a tutti, se devo essere sincero. Molti ci paragonano al Movimento 5 Stelle, ma una grossa differenza sono i toni. Sia chiaro, io non sono perfetto, sono un cattolico peccatore come tutti gli altri, dico anche tante parolacce (sorride). Però stiamo cercando di usare parole diverse, rispetto alle ultime usate in politica».

Lei perché ha aderito?
«Non mi sono mai schierato pubblicamente in politica. Per la prima volta mi sono trovato davanti a un qualcosa che, nelle modalità, si avvicina a ciò che ho sempre desiderato per questo Paese. Una modalità per esprimere con gli altri questo malessere. Non so se questo sia dovuto al mio lavoro che mi fa viaggiare all’estero, apprezzando i punti di forza dell’Italia e non solo le cose negative».

In tutto questo cosa c’entra il suo percorso di fede?
«Da cattolico ho sempre cercato di tenere separato tutto ciò che dovrebbe essere laico dal mio percorso di fede. Poi non posso evitare che le cose in cui credo abbiano un impatto sui miei comportamenti nella vita. Quell’accoglienza tra le Sardine, di cui parlavamo prima, l’ho vissuta anche quando si sono trattati temi religiosi, il tutto in un clima molto disteso. In altri ambiti non è così…».

Quindi la parrocchia non le basta, ha cercato “fuori” qualcosa di più?
«Ho avuto la fortuna di vivere esperienze parrocchiali molto forti: ho passato la mia “giovinezza” con don Angelo Spinolo, a San Pio V, e da qualche anno frequento Sant’Alessandro. Credo, e di questo ne sono convinto, che il percorso parrocchiale sia una parte della vita. Questo cammino dev’essere spinto da una ricerca personale. Perché se tutto si riduce al solo impegno parrocchiale, rischia di diventare autoreferenziale, un circolo chiuso. Per questo è importante che la parrocchia venga considerata come uno dei luoghi in cui si vivono esperienze di fede e non l’unico».

Torniamo alle Sardine: non c’è il rischio di rimanere scottati da un altro movimento politico deludente?
«In un momento storico in cui il 48% vuole un uomo forte al potere, e in cui un clochard muore a Tortona nell’indifferenza di tutti; il rischio bisogna prenderlo e conquistare la fiducia delle persone. Che oggi è la cosa più difficile».

speciale a cura di Alessandro Venticinque

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