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La Rete del Dono

“Favor Debitoris” di Giovanni Pastore

Torinese, laureata in Fisica e specializzata in Informatica, imprenditrice, Anna Maria Siccardi (nella foto qui sotto) è cofondatrice, con Valeria Vitali, di “Rete del Dono”. Ecco il suo punto di vista su come sta reagendo il mondo del volontariato all’impatto del coronavirus (l’intervista è una sintesi di quanto pubblicato su glistatigenerali.com)

Ci racconti cosa fa “Rete del Dono”?
«È una società nata nel 2011 con il proposito di mettere a disposizione delle organizzazioni no profit italiane una piattaforma web per trovare risorse economiche a sostegno dei loro progetti con la tecnica del crowdfunding e del personal fundraising. Cosa significa nel pratico? Si tratta di aggregare la loro rete sociale e invitarla a donare online, utilizzando strumenti come mail e social per raccontare i loro progetti. Ad oggi “Rete del Dono” ha raccolto oltre 11 milioni di euro a favore di progetti di interesse sociale italiani, prevalentemente nei settori di salute, ricerca, cooperazione e sostegno alle categorie svantaggiate. Recentemente si sono affacciati sulla piattaforma anche molti altri progetti dalla valenza artistica e culturale».

Come sta impattando la pandemia sulle vostre attività?
«A differenza di tutte le altre emergenze che hanno riguardato il nostro Paese negli ultimi 10 anni, che colpivano un territorio specifico, il Covid-19 si è abbattuto su tutta la Penisola. Il risultato è che se per il terremoto del Centro Italia abbiamo visto donatori da tutta Italia e dall’estero attivarsi per uno specifico territorio, oggi ogni singola comunità italiana deve fare i conti con la propria emergenza. Di conseguenza, a fianco delle raccolte fondi a sostegno della Croce Rossa nazionale o della Protezione Civile, abbiamo tantissimi progetti a impatto locale. Il 90% delle raccolte fondi è destinato al sostegno degli ospedali: personale, volontari e acquisto del materiale di protezione per i sanitari. Molti ospedali hanno proprio aperto raccolte fondi sulla piattaforma. Il restante 10% è invece indirizzato ad attività di assistenza sociale: acquisto di generi alimentari, aiuti alle comunità di disabili, supporto alle scuole per la didattica online. Ogni giorno emerge una nuova problematica e di conseguenza aumentano i progetti non strettamente inerenti all’aspetto sanitario della pandemia, in modo da poter riempire ogni vuoto con solidarietà e metodo. Al momento moltissimi comuni e associazioni locali stanno raccogliendo per aprire o allargare i fondi per le famiglie bisognose o le piccole attività locali».

Quali pensi che saranno gli scenari futuri per chi si occupa di raccolte fondi nel terzo settore?
«Il post-pandemia desta preoccupazione: diverse realtà del terzo settore non direttamente legate alla sanità si reggono sul dono e sui contributi liberi di privati e aziende, ma una contrazione delle risorse appare inevitabile. Chi ha già donato tanto probabilmente non potrà farlo ancora una seconda o una terza volta nel 2020».

Il dibattito sul terzo settore è centrale, perché molte attività si sostengono contando su queste forze, come il trasporto di anziani, disabili, malati e, come Favor Debitoris, possiamo citare l’assistenza agli usurati e a chi perde la casa. Che cosa si dovrebbe fare secondo te in questa situazione di pandemia?
«Servono interventi immediati, decisi. Noi come “Rete del Dono” stimoleremo il terzo settore a trovare soluzioni mai considerate prima ma rese necessarie da questa situazione. In Italia le aziende più strutturate hanno da anni dei programmi di responsabilità sociale d’impresa: ciò significa che hanno diverse persone incaricate di ricercare continuamente di cosa necessita il territorio nel quale operano, con l’obiettivo di stabilire partnership con gli enti del terzo settore. Sarebbe bene che le aziende con i margini per farlo continuassero a dare un contributo in questo senso: in questi giorni abbiamo visto come le donazioni aziendali abbiano dato un contributo fondamentale. Infatti 100 mila euro suddivisi tra tremila cittadini sono importantissimi, ma queste aziende hanno la possibilità di donare la stessa somma in un colpo solo. Lo dico perché ci sono state aziende e associazioni imprenditoriali che lo han fatto per la prima volta. Ma in futuro sarà importante che questo non rimanga un gesto generoso in un momento di emergenza, ma che questa partnership diventi una componente strutturale in Italia».

Per saperne di più potete scrivere una mail ad anna.siccardi@retedeldono.it

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