“Alessandria racconta” di Mauro Remotti
L’antico borgo di Gamondio è uno degli octo loca che nella primavera del 1168 partecipa alla fondazione della città di Alessandria. Come ricorda Piera Maldini nell’articolo, In Principio era Gamondio…, pubblicato su Città Futura online: «Gamondio è fondato nel VI secolo dai Nordici Longobardi, in una zona di pianura, che i Romani non avevano preso in considerazione, preferendo zone collinari meno paludose e nell’area circostante vi costruirono le percorrenze stradali: Fulvia, Postumia, Aemilia Scauri, che si raccordavano tutte a Derthona, ma che rispetto al punto dove sorgerà Gamondio erano situate ad una certa distanza».
Il toponimo è, invero, di chiara derivazione germanica: “gau” significa luogo, mentre “mund” protezione. Nel 938 Gamondio diventa corte regia, quindi di proprietà diretta del sovrano. Libero Comune a decorrere dal 1106, accresce i suoi possedimenti grazie alle donazioni dei marchesi di Sezzadio e del Bosco, e stipula un importante accordo commerciale con la Repubblica di Genova. Il rilevante ruolo assunto da Gamondio è testimoniato anche dal geografo arabo Edrisi, che così la descrive: «Città popolata e grande da cui dipendono villaggi e colti… È recinta da mura ed ha popolazione ricca, mercati attivi e commercio con importazione ed esportazione».
L’acquisita autonomia comunale viene però cancellata per volontà dell’imperatore Federico Barbarossa, che nel 1164 stabilisce di infeudare Marengo e Gamondio a Guglielmo V marchese del Monferrato. Il console Emanuele Boidi cappeggia la rivolta dei gamondiesi incitandoli a costruire, a ridosso del borgo di Rovereto, una nuova città libera dal giogo feudale: Alessandria. In questo modo, scompare Gamondio antico per fare posto a Castellacium, l’attuale Castellazzo Bormida. Nuove interessanti informazioni riguardanti il periodo precedente alla fondazione della Civitas Nova potranno scaturire dallo studio di uno straordinario documento: la “Pergamena di Gamondio”. L’Archivio di Stato di Alessandria ha, infatti, recentemente comunicato di essere entrato in possesso, nell’ambito del terzo versamento dell’Archivio notarile distrettuale cittadino, di una vetusta pergamena redatta esattamente mille anni fa.
Si tratta della compravendita di una vigna sita a Gamondio in località Foramania. Il terreno, composto da 400 “fosse” di viti, viene venduto da Giovanni, figlio di Domenico Pietro, a Rufino per la somma di dodici soldi d’argento. Il documento – scritto in latino, ma che risente dell’influenza del volgare – risale al regno dell’imperatore Enrico II. In calce, sono apposti i monogrammi dei notai Ottone e Ambrogio. Uno specifico approfondimento a proposito della “Pergamena di Gamondio” verrà presto pubblicato sul sito internet dell’Archivio di Stato (www.archiviodistatoalessandria.beniculturali.it).
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