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Grigi campioni d’Europa

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

Domenica sera confesso di aver provato un moto di puro orgoglio quando, verso la fine del secondo tempo supplementare, non saprei dire se genuinamente o imbeccato da qualcuno, l’ottimo telecronista Rai Stefano Bizzotto (telecronista della finale per caso a causa dello stop forzato imposto dalla “Variante Delta” al titolare designato) si è sentito in dovere di sottolineare che, sugli spalti dello Stadio di Wembley, era apparso lo striscione “Grigi in B”.

È ben vero che il “cartello” aveva già fatto bella mostra di sé nel medesimo teatro dell’ars pedatoria alcuni giorni addietro e che, a quanto ho potuto apprendere, il merito va ascritto a un inesauribile tifoso grigionero in quei giorni presente oltremanica, ma la mia gioia per l’inattesa, quanto straordinaria, menzione ha raggiunto il culmine quando lo stesso Stefano Bizzotto si è sentito in dovere di precisare che, probabilmente, chi lo aveva era un tifoso dell’Alessandria così facendo sapere a tutto il mondo (oggi, grazie alle magie del satellite, la visione di Raiuno è planetaria) che anche uno dei primi telecronisti della tv di Stato sa bene che la maglia grigia appartiene alla squadra di calcio di Alessandria.

E qui mi è ritornato in mente il bellissimo articolo di Gianpaolo Ormezzano – altro mostro sacro del giornalismo, meno parlato ma più scritto – che alcuni anni or sono decise di intessere le lodi del grigio affermando che un colore così unico nel panorama calcistico va preservato quasi fosse un bene culturale (e, tutto sommato, un po’ lo è davvero). Da lì in poi, perlomeno dalle nostre parti, le immagini sarcastiche si sono sprecate e la più bella è per me stata quella di una Regina Elisabetta II accigliata intenta a domandarsi: «What’s Grigi?».

Io non posso far altro che ripensare alla magia di uno sport che ha consentito a una apparentemente anonima squadra di provincia, da molti anni presente non oltre la terza serie del calcio italiano (e che, in tempi non lontani, era scesa fino ai campetti di paese durante il quinquennio trascorso tra i dilettanti) di poter ottenere una simile citazione in uno dei massimi templi del calcio mondiale, peraltro nei momenti decisivi della finale europea. Qualche volta Davide si siede al posto di Golia e sorride….

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