L’Editoriale di Andrea Antonuccio
Care lettrici, cari lettori,
su questo numero di Voce vi raccontiamo l’Ordinazione sacerdotale di don Raoul Kouame, avvenuta sabato 29 gennaio in Cattedrale ad Alessandria. Per la Chiesa un nuovo sacerdote è veramente una festa, in quanto segno inequivocabile del Signore che abita in mezzo a noi: ce lo dimostra chiamando un uomo che, servendo Lui, possa servire l’intera umanità. Come è possibile, infatti, dare la propria vita (penso soprattutto a quella affettiva) a qualcosa o a qualcuno che non esiste?
Solo un matto potrebbe farlo… e Raoul, che noi di Voce in questi anni abbiamo imparato a conoscere bene (sin da prima che entrasse in Seminario), non è matto. Anzi… è un ragazzo d’oro, con uno sguardo buono e pieno di letizia: quella letizia che è la vera “prova del nove” per un cristiano, prima ancora di una perfezione etica (impossibile) o di una devozione impeccabile.
Quest’ultima, poi, è una “creatura mitologica” (e dunque inesistente) che spesso genera “mostri religiosi” che fanno “esperienze intime” di cui non parla solo il povero direttore di Voce, ma anche il Santo Padre Francesco. Che nell’Angelus di domenica scorsa (lo trovate cliccando qui) a un certo punto dice: «[Gesù] Non lo trova chi cerca miracoli – se noi cerchiamo dei miracoli non troveremo Gesù –, chi cerca sensazioni nuove, esperienze intime, cose strane; chi cerca una fede fatta di potenza e segni esteriori. No, non lo troverà. Soltanto lo trova, invece, chi accetta le sue vie e le sue sfide, senza lamentele, senza sospetti, senza critiche e musi lunghi».
E poi il Papa chiude così: «Il Signore chiede una mente aperta e un cuore semplice. E quando una persona ha una mente aperta, un cuore semplice, ha la capacità di sorprendersi, di stupirsi». Caro Raoul, ti chiediamo di essere sempre così: aperto e semplice. Ci guadagnerai tu, ci guadagneremo noi.
Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it
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