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Un “8 marzo” segnato dai volti della sofferenza

Giornata della donna

Un 8 marzo, una Giornata della Donna un po’ insolita, vissuta in un clima di tristezza, preoccupazione, angoscia. In Europa c’è la guerra. E questa è una tragedia che insegna a capire le differenze senza tante retoriche sottigliezze. Non la differenza tra genere ma la differenza tra necessario e superfluo. Ci eravamo abituati alle manifestazioni, ai cortei contro la disparità salariale tra sessi, contro l’indifferenza del dilagare della violenza domestica subita da tante donne, contro l’incapacità di combattere i milligrammi di CO2 che inquinano l’aria. Certamente tutti argomenti degni di impegno, ma c’è altro per cui combattete e dedicare la Giornata…

Gli eventi in Ucraina stanno devastando i nostri abituali modelli di pensiero , rompono consolidati criteri di riflessione. Sta accadendo qualcosa su cui è impossibile rifiutarsi di riannodare i fili della storia. Potremmo forse essere increduli e pensare – come alcuni autorevoli – che tutto ci sia riportato in modo eccessivo, invasivo. Ma esistono immagini che ci rivelano una realtà immediata, incontestabile, al di là di ogni interpretazione: sono quelle che mostrano la folla di giovani che raccoglie bottiglie per farne bombe molotov, la lunga fila di gente di ogni età in attesa di ricevere un fucile per difendersi dal nemico, le donne – anziane, giovani – che cercano di mettersi in salvo con i propri familiari più fragili, che fuggono verso i confini o verso i rifugi con tra le braccia il primo o l’ultimo dei propri figli, che li stringono al petto o li dondolano sussurrando una improbabile ninna-nanna.

Sono queste le immagini che ci emozionano: i volti chiari di donne con gli occhi azzurri pieni di lacrime che lasciano la Patria, la casa, i mariti, i padri dei loro bambini. Valori assoluti e concretissimi che vanno oltre le più importanti e astratte idee di libertà, di giustizia, di democrazia; certamente fondamentali ma privi di quella potenza emotiva che afferra l’anima e porta fino al sacrificio della vita. La differenza tra necessario e superfluo… Ci eravamo dimenticati che si potesse combattere per la propria terra. Ci eravamo dimenticati che la guerra esiste, che qualcuno la potesse scatenare. Ci eravamo dimenticati di cosa significasse davvero la pace con le sue opportunità di vita e ci eravamo persi nei dettagli… Il superfluo sopra il necessario.

La guerra ci fa aprire lo sguardo di fonte ad una tragedia che non troviamo raccontata nei libri di storia perché è quella che i nostri vicini stanno vivendo. Ci accorgiamo ora quale valore sia l’appartenenza alla propria terra, alla propria casa: base di ogni vera libertà. Constatiamo ora che non esiste democrazia se i bambini muoiono perché il loro asilo è stato bombardato, se le donne dagli occhi azzurri piangono e se le anziane cercano di comunicarci, in una lingua che non capiamo, il loro doloroso strazio.

Rosa Mazzarello

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