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Fermare la guerra? È una questione di fede

Consacrazione di Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria: parla il Vescovo

Eccellenza, venerdì 25 marzo papa Francesco consacrerà la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, e ha chiesto ai vescovi di tutto il mondo di partecipare con lui. Lei cosa farà?

«Io parteciperò. Capiremo la modalità concreta, perché in concomitanza avremo la “24 ore per il Signore” (vedi nel box in fondo all’articolo, ndr). Ma voglio essere presente, partecipare anche io, e fare la mia e la nostra parte in comunione e unione, come se fossimo lì, con il Santo Padre. È un giorno a me tanto caro, perché il 25 marzo sono stato consacrato al Signore attraverso il Battesimo. È il 60° anniversario del mio Battesimo, ed è il giorno dell’Incarnazione, cioè dell’Annunciazione dell’Angelo alla Vergine Maria. Il giorno in cui Dio è entrato nella storia, in un modo umilissimo, dal grembo di una Vergine. A lei vogliamo consacrare questa situazione delicatissima, con un gesto apparentemente debole, poco “operativo” in un ordine umano. Per inciso, seguendo la mia indole, mi verrebbe da partire a piedi da qui e andare fino in Ucraina, radunando più gente possibile da tutto il mondo e invadendo pacificamente il territorio di guerra. Ma non sono chiamato a fare questo. Sono convinto che questa soluzione spirituale sia davvero importante. Dio storicamente se ne è servito in tante situazioni per cambiare il corso della Storia».

Su queste iniziative spirituali c’è una sorta di sfiducia. Anche tra i cattolici si sente dire: «Se Dio volesse, avrebbe già fermato il Covid o tutte le guerre del mondo…».

«Questa è proprio una questione di fede. “Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. Questa domanda esistenziale è una delle più forti del Vangelo. Ma Gesù l’ha detta nel contesto di un’indagine sociologica sulla diffusione del catechismo nella Chiesa? Assolutamente no, ma ci ha insegnato a pregare, e ci ha insegnato la preghiera di domanda. Dobbiamo essere insistenti come una vedova importuna, che va dal giudice iniquo, uno che badava ben poco alla giustizia, a chiedergli di essere esaudita. E questo giudice, che non ha rispetto né di Dio né degli uomini, per togliersela dai piedi la esaudisce. Alla fine, Gesù commenta questo racconto così: “Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di Lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. La preghiera di domanda è la manifestazione della fede. E dire che “pregare non serve” è proprio l’esplicitazione della nostra non fede».

Però uno potrebbe dire: «Ho pregato tanto, ma non ho visto cambiare niente».

«Dal mio ministero presbiterale ho imparato tre cose. La prima è che la gente che dice “ho pregato tanto” bisognerebbe prenderla e guardarla con il microscopio (sorride) perché ognuno ha la sua percezione di che cos’è “tanto”. Secondo aspetto: pregare in comune con altri è una cosa talmente rara che mi stupisco possano esserci tante persone che lo fanno. Sicuramente qualcuno che ha questa “astuzia” c’è, ma sono veramente pochi. Terzo, bisogna vedere cosa abbiamo chiesto. E quindi torniamo all’annosa questione: lo stile di Dio non è quello di mettere a posto tutto, ma di fare cose grandi di fronte a chi supplica con il cuore. Qui di miracoli ne abbiamo a migliaia. Anzi, a decine e centinaia di migliaia, probabilmente milioni. E dei più fantasiose e incredibili… Come non ricordare il miracolo del grano del santo Curato d’Ars? “Signore mandaci il grano, perché non abbiamo più da mangiare per questi ragazzi”… E il Signore risponde con sovrabbondanza riempiendogli la soffitta di grano. Alla faccia di quelli che dicono: “Non serve a niente”».

A proposito di sovrabbondanza: lei ha compiuto 60 anni pochi giorni fa… che miracoli ha visto nella sua vita?

«Il giorno del mio compleanno ho rivisto una serie di “miracoli viventi”, persone che hanno completamente trasformato il loro modo di vivere. Questi per me sono miracoli straordinari di cui, per grazia di Dio e in virtù del mio ministero, sono stato spettatore. Mi piacerebbe dire che ne sono stato anche attore, ma più vado avanti e meno lo penso (sorride). Sono stato lo strumento, occasionale, attraverso il quale certe persone hanno cambiato vita. Ed è bello ascoltarle, sentire i loro racconti… Certo, passare insieme con loro le prove che hanno sopportato per me è stato impegnativo. Tutte le volte, ho visto come un incubo iniziare la direzione spirituale di qualcuno, perché vuol dire che bisogna entrare nel suo universo e patire con questa persona. Come se dovessi soffrire per diverse vite, ma poi vedi delle grazie talmente straordinarie che dici: “Ne valeva davvero la pena!”».

Gli anni passano, Eccellenza. Lei ha paura di morire?

«Sì, ma sempre meno. Nella misura in cui prendo coscienza del senso di questa vita e, con il passare degli anni, con il meditare le Scritture, la mia vita passa da essere uno spazio in cui devo fare delle cose a essere luogo in cui Dio ha l’occasione di esprimersi. Di conseguenza il senso della vita si riallinea e, con esso, anche la paura della morte».

Solenne Atto di Consacrazione di Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria guidato dal Vescovo di Alessandria monsignor Guido Gallese, in collegamento con la Celebrazione di papa Francesco. Venerdì 25 marzo, dalle ore 18.20, Cattedrale di Alessandria.

Andrea Antonuccio

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