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«Lourdes non è solo cinque giorni all’anno»: intervista a Patrizia Cazzola, dama dell’Oftal

Negli scorsi numeri di Voce abbiamo raccontato le esperienze e le aspettative di chi il 1° luglio partirà per il pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Ma l’Oftal, Opera federativa trasporto ammalati a Lourdes, comprende anche tanti pellegrini, ammalati e volontari che ogni anno non partono. Tra loro c’è anche Patrizia Cazzola (nel tondo), 56 anni, dama dell’Oftal, che quest’anno resterà a casa.

Patrizia, a quando risale la tua prima esperienza a Lourdes?

«Oh, bella domanda! Ho iniziato da ragazza, quando avevo 21 anni. La colpa, se così vogliamo definirla, è dello scautismo: lì affondano le radici della mia voglia di mettermi al servizio. Negli anni quella scelta mi ha portato a spendermi anche nell’Oftal, che poi è diventato il mio impegno preminente sia come semplice associata, sia in ruoli più di gestione e indirizzo. Poi uno perde il conto: non è “da quanti anni vai” che importa, ma che quella chiamata ti resti dentro. E faccia la differenza in tutto quello che fai, giorno per giorno. Poi sì, c’è il pellegrinaggio, ma ogni anno è a sé stante, un’esperienza nuova».

Quest’anno partirai?

«Quest’anno, per motivi familiari, non partirò, almeno fisicamente. Perché sono certa di “partire col cuore”: è mesi che si respira aria di partenza in tutto quello che stiamo preparando per il pellegrinaggio. Partire non è solo salire sul bus, sull’aereo o sul treno, ma si è in partenza anche quando ci si spende per chi parte. Non solo una presenza fisica, ma anche un partecipare alla vita dell’Associazione. I momenti per “partire” non mancano: dal servizio di segreteria alle Giornate lourdiane, dai momenti di spiritualità alle celebrazioni con la Chiesa locale. È un modo per portare un po’ di Lourdes “qui”, e farlo per tutti: ammalati, pellegrini, dame e barellieri. Mi spiace non partire, ma sono felice di dare una mano. Non è facile, ma è quello a cui mi sento chiamata». 

Parlavi di famiglia: l’aria di Lourdes è arrivata anche a casa tua, vero?

«Già! Non partirò fisicamente, ma un pezzetto del mio cuore va con uno dei miei figli (si commuove). Sono mamma di due ragazzi, Giacomo e Matteo, ormai ventenni. Mi ero sempre detta che per la loro prima Comunione gli avrei regalato il pellegrinaggio a Lourdes. E così è stato. Con Matteo, il più giovane, la proposta ha attecchito e ormai lui torna tutti gli anni: pensate che ha scelto di diventare “Foulard bianco”, cioè di legare in profondità il suo essere scout a Lourdes. Ma tornare o no è una scelta, e come mamma devo lasciarli liberi». 

Tutto questo perché lo fai?

«Nella vita ho vissuto esperienze che mi hanno portato a conoscere e condividere il valore dell’aiutare gli altri: è parte di me. E lo faccio per chi è più “piccolo”, dimenticato. Lo faccio perché sono pronta a rispondere alla chiamata della Vergine, giorno dopo giorno, per rendere la vita mia e quella degli altri più gioiosa e ricca». 

E per te, personalmente?

«Quel “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” diventa una cosa tua, difficile da spiegare a parole. Ti senti bene, anche se nella quotidianità a volte pesa, ma senti che sei sulla strada giusta. In Associazione ci si sente in famiglia e la stanchezza quotidiana non è un ostacolo. Ho capito che Lourdes non è solo cinque giorni all’anno: c’è l’11 febbraio, le celebrazioni come quelle della Salve, le giornate lourdiane, le occasioni di autofinanziamento o la preparazione del pellegrinaggio. Lourdes è qui, a casa, ogni giorno». 

Un consiglio per chi parte, e uno per chi resta.

«A chi parte mi sento di dire: “Se parti, sei già a metà del viaggio!”. Partire vuol dire mettersi in gioco, e una volta arrivati a Lourdes, alla Grotta, non resta che accogliere le emozioni e gli spunti che arrivano dallo stare accanto agli ammalati, a chi cammina con te. A chi resta dico: “Non si resta!”. Anche se non si parte per motivi di famiglia, studio, lavoro o altro, possiamo essere in comunione, in “collegamento spirituale” con chi è là, un momento dopo l’altro: dalle Celebrazioni ai momenti di festa. Tutto questo attraverso Lei: la Madonna». 

Giorgio Ferrazzi

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