Il 9 ottobre si ricorda il 59° anniversario della morte di Pio XII, pontefice che ebbe l’enorme peso di guidare la Chiesa in momenti veramente difficili: la seconda guerra mondiale prima, e l a guerra c i v i l e italiana poi, c o n i l delicato scontro politico che mi – nacciava i l P a e s e a g u e r r a terminata. Curiosando nell’archivio di questo giornale, ho trovato un numero de «La discussione», settimanale della D e m o c r a z i a Cristiana, fondato da Alcide De Gasperi proprio in occasione del trapasso del Venerabile Pio XII. Eugenio Giuseppe Maria Pacelli nacque in una nobile famiglia romana, che vantava titoli di marchesi e di principi; venne consacrato vescovo il 13 maggio 1917 (l’esatto giorno delle apparizioni mariane a Fatima) ed eletto Papa nel marzo del 1939. L’articolo di apertura del settimanale si intitolava «Fu nostro padre e maestro» e così esordiva: «Pio XII è morto. Se gli uomini, i popoli di altre confessioni religiose vedono spenta l’esistenza umana di un Personaggio straordinario, noi cattolici piangiamo, come figli, il padre comune». Questa è forse la frase che più rispecchia il sentimento dei cattolici in quel giorno, ma forse più quello degli italiani, che davvero ebbero come unico punto di riferimento in giorni veramente cruciali, quell’anziano padre vestito di bianco. Prosegue ancora l’articolo: «Eravamo t r o p p o a b i t u a t i a sentire quasi fisicamente la sua presenza: nel guida – re con fermezza la Chiesa, nel proclamare verità dogmatiche, nell’affrontare questioni di alta morale, superando ogni stanchezza». La stanchezza che lo portò al logoramento del suo organismo, causata anche dalle lunghe ore di lavoro, dalla austera e severa vita, dalle lunghe veglie di preghiera e su di lui troppe volte pesò l’ansia per le sorti dell’intera umanità. La convinzione dell’autore dell’articolo lo portò a scrivere «Questo è il dies natalis», cioè il giorno della nascita nella schiera dei santi di Pio XII.
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