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Testimoni della fede – L’addio a padre Roberto

«È stato un vero dono del Signore a questa comunità»

Padre Roberto Camparo è morto il 9 gennaio nel convento dei frati cappuccini di Alessandria. Il frate, nato il 9 aprile 1925 a Cartosio (Al), arriva nel convento di Alessandria nel 2010, dov’era guida spirituale di molti preti, suore e fedeli. Nella sua vita religiosa tantissime attività: l’insegnamento nel seminario di Varzi (Al), dove svolge anche il ruolo di vicedirettore; docente di francese ai fratini di Vigevano; 30 anni da segretario provinciale e assistente Ofs (Ordine francescano secolare); e parroco di Cavatore (Al) per 12 anni. Abbiamo incontrato padre Beppe Brondino, guardiano del convento, per farci raccontare la vita del compianto padre Roberto.

«Io sono nel convento di Alessandria dal 2011 e ho subito stretto un ottimo rapporto con padre Roberto» spiega fra’ Beppe. «Una figura splendida per diversi motivi: dal punto di vista spirituale, infatti era molto richiesto per le confessioni, ed era per molti fedeli una guida spirituale. Non solo: è stato per 30 anni segretario provinciale e assistente dell’Ordine. A quasi 93 anni
era una persona molto brillante e colta, che amava informarsi e leggere, commentando con interesse l’attualità e la politica. Sentiva proprio il bisogno di aprirsi al mondo seguendo la televisione e i giornali, per essere al corrente dei fatti quotidiani di cui parlava con molta competenza. A mio avviso, in convento svolgeva la funzione di “collante”: grazie al suo carattere mite riusciva a tenere sempre alto l’umore anche durante i momenti più difficili tra fratelli».

Che cosa è stata per voi la perdita di padre Roberto?

«È stata una ferita molto profonda, soprattutto per le persone che ha seguito spiritualmente, in cui ha lasciato un’impronta molto viva. È proprio il caso di dire che padre Roberto ha segnato tutti coloro che lo conoscevano. In convento mancherà la sua presenza tenera e dolce, che è stata un vero dono del Signore a questa comunità». Dove si è celebrato il funerale e dove è stata sepolta la salma? «Il funerale è stato nel nostro Santuario del Sacro Cuore di Gesù. Per due giorni la salma è rimasta esposta ai fedeli, per essere poi trasferita nel cimitero di Alessandria nella tomba dei frati cappuccini. È stato un momento denso di emozioni e molto partecipato, con diversi confratelli e la presenza anche dei novizi di Tortona. Penso che la celebrazione, semplice ma profonda spiritualmente, abbia rappresentato pienamente padre Roberto. E di questo so che lui sarebbe stato molto contento».

Parliamo di voi, adesso. Quanti frati conta il convento di Alessandria?

«Fino a poco tempo fa eravamo in otto, successivamente sono mancati padre Timoteo e padre Roberto. Ma abbiamo anche avuto due frati che sono stati spostati, e uno che è dovuto tornare a casa per accudire la madre malata. Le due “new entry” sono padre Piercarlo, che cura i gruppi spirituali e fa il confessore, e un “altro” padre Roberto, che svolge il servizio di assistenza al campo rom di Tortona. Quindi, in totale, a oggi siamo in cinque».

Quali sono le attività in cui siete impegnati?

«Abbiamo un servizio mensa per i più bisognosi che ogni giorno sfama 80 persone. Proprio per questo terrei a sottolineare la notevole generosità di Alessandria e dintorni, che ci permette di svolgere al meglio questo servizio. Un’altra nostra attività è il servizio di confessione e di accompagnamento spirituale. Ho girato moltissimi conventi, ma solo in questa chiesa ho visto così tante persone confessarsi».

Alessandro Venticinque

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