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Vescovo Guido: «La predilezione di don Bosco per i giovani non può venire meno»

Eccellenza, siamo a Panama con un gruppo di giovani che ha partecipato alla Gmg, e abbiamo osservato come anche qui don Bosco è una figura di grande importanza. Perché?
«Mi è capitato, alla celebrazione con il Santo Padre, di essere vicino a un vescovo salesiano dell’Honduras che mi ha raccontato la ragione per cui la devozione per don Bosco è così forte a Panama. La storia è paradossale: un membro del consiglio generale in visita a Panama riceve una lettera da un prete salesiano: “Sono un prete infelice, non sono contento del mio ministero, per favore porti le mie dimissioni al consiglio generale”. Alla fine il membro gli dice: “Senta, io porto le sue dimissioni, ma lei cerchi di fare un po’ di ministero ancora a Panama e vediamo se don Bosco l’aiuta”. Il prete si mette a fare ministero e la cosa impressionante è che riceve una risposta travolgente. E la devozione più forte a don Bosco è sorta dove questo prete, una persona molto semplice ma scontenta, ha predicato… al punto che non ha più lasciato il suo ministero! E qui è rimasta questa devozione fortissima a don Bosco, con grandissime opere».

Quali sono gli aspetti del carisma di don Bosco ancora vivi oggi?
«L’aspetto sempre attuale è che i giovani ci sono ancora oggi. E questa predilezione di don Bosco per i giovani non può venire meno. Il suo carisma, il suo stile, la sua potenza e quel qualcosa d’interiore che aveva sono un esempio, una forza e un’ispirazione per agire oggi. Non posso esimermi dal ricordare, visto che il Papa è andato in un carcere minorile, quella volta che don Bosco portò in gita tutto il carcere minorile di Torino. Fece una fatica terribile a ottenere il permesso e promise che nessuno sarebbe evaso in quell’occasione. Uscì con tutti i ragazzi carcerati, andarono in gita sui monti e fu una giornata molto bella. Si divertirono molto, stettero con lui l’intera giornata e tornarono tutti in carcere alla sera. Questo carisma di don Bosco, che a me commuove soltanto a raccontarlo, è una cosa impressionante perché quest’uomo aveva qualcosa di Dio negli occhi, nel tratto, nel cuore e nella paternità. Quei giovani per andare a infilarsi di nuovo dentro al carcere dovevano avere un affetto e una predilezione per lui, nessuno escluso. Una predilezione cosi grande è impressionante».

C’è un episodio della sua vita legato alla figura di don Bosco che ci vuole raccontare?
«Devo dire che ai tempi del mio discernimento vocazionale ho letto tantissimo su don Bosco: “La vita di san Domenico Savio” scritta da don Bosco stesso, “I sogni di don Bosco” e poi anche le “memorie” del Santo compilate da Lemoyne, in due volumi. Quindi ho letto tantissimo di lui e il suo stile, la sua semplicità, il suo mirare al sodo. Ma anche il suo punto di vista su preghiera, Messa, confessione, sacramenti, gioco, schiettezza, lealtà e studi. Questa serietà nel prendere la vita, anche se molto gioiosamente, mi ha plasmato. Non c’è un episodio che mi possa legare a lui, ma devo dire che l’ho assorbito fortemente».

Eccellenza, parliamo del rapporto di don Bosco con la Madonna.
«Aveva un grandissimo amore per la Madonna. Qui a Panama mi ha colpito molto la Messa di apertura, dedicata alla Madonna e celebrata dall’arcivescovo José Domingo Ulloa Mendieta. E poi il Papa, in quel suo sostare lunghissimo e in silenzio davanti alla Madonna di Fatima al termine della veglia, mi ha molto impressionato: sembrava un messaggio che voleva lanciare anche a noi. Don Bosco sappiamo che aveva una predilezione per Maria ausiliatrice, alla quale attribuiva tantissimi doni, grazie, benefici e beni anche concreti, fino al denaro che gli serviva per le opere che doveva fare. Credo che dovremo recuperare il senso di questa devozione a Maria, certamente non vissuta come una superstizione, ma come un buttarci fiduciosamente nelle braccia di Colei che ci vuole presentare a Gesù».

A cura di Carlotta Testa

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