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Don Mario, la mitezza e le domande

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,
apriamo Voce con una commovente intervista a don Mario Cesario. Don Mario, come molti di voi sanno, è fratello di don Agostino (già parroco del Carmine) tornato al Padre nei giorni scorsi. Ero al funerale, lunedì, e ho visto un popolo, addolorato ma pieno di certezza, che pregava insieme ai sacerdoti e al vescovo (la sua omelia, sul senso della vita e della morte, è a pagina 2: leggetela). Mentre intervistavo don Mario, che spesso si commuoveva e non riusciva più a parlare, ho potuto apprezzare la sua mitezza; tanto che alla fine mi è venuto spontaneo abbracciarlo e ringraziarlo, non solo per il tempo che mi aveva dedicato, ma anche per la testimonianza che mi stava dando: di come la fede, pur non togliendo il dolore di una perdita così amara, sia in grado di donare una letizia inaspettata alle vicende umane (anche alle più tristi). Una mitezza, quella di don Mario, che ho “riletto” nelle parole (profonde, precise) del Papa all’Udienza di questo mercoledì: «In Saulo la religione si era trasformata in ideologia: ideologia religiosa, ideologia sociale, ideologia politica. Solo dopo essere stato trasformato da Cristo, allora insegnerà che […] non si devono combattere le persone, ma il male che ispira le loro azioni». E ancora: «Appartengo alla Chiesa universale (buoni e cattivi, tutti) oppure ho una ideologia selettiva? Adoro Dio o adoro le formulazioni dogmatiche? Com’è la mia vita religiosa? La fede in Dio che professo mi rende amichevole oppure ostile verso chi è diverso da me?». Prima di affrontare i problemi della nostra società (di cui diamo conto anche su questo numero), ci siamo mai posti queste domande?

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it

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