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L'alba sull'approdo fluviale sul Tanaro

A Rivarone da Elisabetta Tinello

«Vorrei far capire alle persone che bisogna fare le cose insieme»

«Mi piace camminare ma anche molto nuotare: vado in piscina a Tortona quando posso. Mio nonno e mio papà erano interisti, io seguo questa fede calcistica di famiglia». Elisabetta Tinello (Betty per gli amici) è nata il 20 maggio 1977 ed è sindaco di Rivarone dal maggio 2019. Ha ricevuto il battesimo alla fine di maggio, sempre nel 1977. Maggio è il suo mese fortunato. Le persone che le vogliono bene dicono di lei che è generosa e altruista e «se qualcuno ha un problema, lo ascolto molto volentieri e nei limiti del possibile lo aiuto».

Un suo difetto? È permalosa. «Nel ruolo di Sindaco no, ma nella vita privata sì. O forse sono più testona che permalosa, se mi metto in testa una cosa la devo portare a termine a tutti costi». Legge molta narrativa e libri gialli, ma tra i suoi libri prediletti c’è “Il giardino dei Finzi Contini” di Giorgio Bassani «perché racconta uno spaccato molto realistico della seconda Guerra Mondiale vissuta nelle nostre Regioni». La sua citazione preferita è di Marie-Bernarde Soubirous, meglio conosciuta come Santa Bernadette: «Colui che ama, fa tutto senza fatica, oppure ama la sua fatica». Andiamo a scoprire Rivarone attraverso i suoi occhi.

Intervista al sindaco di Rivarone (leggi anche A Felizzano da Luca Cerri)

Un “luogo del cuore” della sua città?
«Sicuramente il mio luogo del cuore è il campetto dove mio papà ha la frutta: io lì mi sento a casa. Vado con mio marito a raccogliere ciliegie (Rivarone è famosa per le sue cilegie, ndr) ma anche pesche e albicocche. Quando sono triste, quello è il mio rifugio: appena ci entro, mi sento subito meglio».

Se dovesse fare un annuncio importante, una dichiarazione d’amore, dove andrebbe a Rivarone?
«C’è un posto che abbiamo inaugurato a maggio 2019 che si chiama «Cornicione»: si trova uscendo da Rivarone e andando verso Alessandria. Si tratta di un punto panoramico bellissimo da cui si vedono le colline tortonesi e Montecastello».

Se venisse lo zio d’America, dove lo porterebbe?
«Gli farei vedere l’approdo fluviale: è proprio qua in paese, dove c’è la baracca gestita dagli scout del Gruppo Agesci Valenza 1, sul fiume Tanaro. Per gli amanti della fotografia è il massimo, perché si vedono tramonti e albe meravigliose. Lo porterei anche a vedere il sentiero che parte dall’approdo e arriva al Comune di Montecastello: negli anni passati i contadini tenevano pulite le strade, ora si riesce ancora a passare ma si fa un po’ fatica: come sindaco vorrei sistemare questo e altri sentieri e farli conoscere ai turisti, a chi viene a piedi e in mountain bike».

La chiesa più bella del paese dov’è?
«Quella principale, della natività di Maria Vergine: mi piace perché è antica, le panche sono quelle di un tempo, per me che sono nata e cresciuta qui è un pezzo di storia. Io ci vado perché sono devota alla Madonna. La mia devozione mariana nasce grazie a mia mamma, che sin da piccola mi ha portato a Lourdes. Di madonne nelle chiese se ne vedono tante, ma io grazie a quella di Lourdes riesco proprio a percepire l’amore che ha per le persone».

Ci racconta i momenti salienti della vita di Rivarone?
«Sicuramente la sagra delle ciliegie, che riunisce tutto il paese. È prevista per maggio, di solito dopo il 20. Ultimamente dura due giorni, e per i bambini abbiamo allestito un carro trainato da un trattore per fargli una passeggiata in mezzo alle ciliegie. A settembre c’è la festa patronale, dedicata a Maria Vergine».

Chi gliel’ha fatto fare di diventare sindaco?
«Ho ricoperto per qualche anno la carica di presidentessa della Soms: da lì ho visto che riuscivo ad aiutare e ad aggregare le persone. Da lì è nata la voglia di dire: “Provo a dimostrare alle persone quello che ho in mente”. Sono stata dieci anni consigliere di minoranza, e ora che sono sindaco vorrei fare qualcosa di bello e concreto per il mio paese, vorrei far capire alle persone che bisogna fare le cose insieme. Il mio operato è sempre partito dal desiderio di aggregare, non di disgregare».

Che partito la sostiene? E dove vuole arrivare?
«Io faccio parte di una lista civica: per adesso incomincio a gestire il mio paese, poi in futuro non si sa mai. Quello che ora mi preme è fare qualcosa per Rivarone, per questo mi sono messa in discussione».

Una legge dello Stato che cambierebbe?
«Vorrei che le leggi che vengono promulgate tenessero sempre conto della figura della donna, anche nel mondo del lavoro».

Nel suo comune come è sentita l’emergenza coronavirus? Lei come sindaco e come cittadina cosa sta facendo?
«È sentito con normale preoccupazione e attenzione, senza creare allarmismi. Come sindaco sono in stretto contatto con i sindaci del valenzano e abbiamo deciso di agire di comune accordo in base a quello che sarà l’evolversi della situazione».

Zelia Pastore

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