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Il Msac e “La sfida possibile”

Il Movimento studenti di Azione Cattolica per una scuola del “Noi”

Venerdì 16 ottobre alle ore 18, è stato presentato il Manifesto nazionale “La sfida possibile”. In diretta streaming sulla pagina Facebook e YouTube del “Movimento Studenti Azione Cattolica”, si sono alternate le esperienze da tutta Italia riguardo alla scuola. «Per vincere questa sfida l’unica via possibile è quella della costruzione di una scuola del Noi» era questo il motto del Manifesto presentato alla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Alla stesura di questo testo ha partecipato anche il Movimento degli studenti dell’Azione Cattolica della diocesi di Alessandria. Per farci raccontare di più, abbiamo contattato due delle ragazze del Msac che si sono impegnate del progetto.

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«Chiediamo più dialogo tra studenti e docenti»

Elisa Lenti, 16enne, è al quarto anno Liceo delle scienze umane di Alessandria (Saluzzo-Plana). Anche lei ha partecipato attivamente al progetto “La sfida possibile”, rappresentando la nostra diocesi. «Questo progetto è partito dall’io, infatti il sondaggio era personale, per poi arrivare al noi con il confronto fra tutte le tematiche discusse. Costruire la scuola del noi significa unirci tutti, studenti e studentesse d’Italia, per confrontarci su cose che ci stanno a cuore e che riempiono la nostra vita» ci dice Elisa.

Elisa, ci racconti l’esperienza de “La sfida possibile”?
«L’esperienza de “La sfida possibile” è stata molto interessante, soprattutto perché il tema centrale era proprio la scuola, un posto dove passiamo la maggior parte del nostro tempo e dove negli ultimi mesi, causa pandemia, non siamo potuti andare. Questo progetto è partito con un sondaggio che chiedeva la propria opinione su alcune tematiche della didattica a distanza. Come, per esempio, i mezzi di trasporto che abbiamo a disposizione o il ritorno in classe dopo il lockdown. Dalle risposte e dai progetti emersi dalle diocesi di tutta Italia, è nata la bozza del manifesto da presentare al ministro dell’istruzione, Lucia Azzolina. Così, il 27 settembre c’è stato il primo incontro nazionale online per i segretari del Msac per discutere questa bozza. E da tutte le idee è nato il manifesto che è stato presentato il 16 ottobre in diretta streaming».

Ci parli dei quattro punti di rinnovamento della scuola italiana presenti nel manifesto?
«Uno dei quattro punti è la rappresentanza: abbiamo espresso la richiesta di avere rappresentanti consapevoli e con la possibilità di avere strumenti per una formazione mirata. Ripensare agli spazi per lo studio anche per la città, noi studenti saremo i cittadini del domani. Incentivare il confronto con i professori, e avere una piattaforma per i rappresentanti per scambiarsi idee e materiali. Un punto molto importante è il benessere a scuola. Si è chiesto di avere nuovi spazi per la socializzazione e lavorare in gruppi sempre diversi. È importante l’introduzione di uno sportello psicologico e un medico scolastico in ogni istituto. Per quanto riguarda l’edilizia, chiediamo di intervenire per mettere in sicurezza gli edifici e, soprattutto, rendere le scuole accessibili anche per gli studenti diversamente abili. Cercare di utilizzare i fondi nazionali ed europei per migliorare i meccanismi di distribuzione territoriale e snellire alcune pratiche burocratiche. Inoltre, vorremmo che si riducesse il numero massimo di studenti per classe e potenziare l’organico dei docenti».

Mentre l’ultimo punto?
«L’ultimo punto riguarda la didattica. È importante una formazione al digitale a prescindere da questa situazione di emergenza, ma è anche altrettanto importante fornire mezzi adatti. Chiediamo più dialogo tra studenti e docenti: ai primi chiediamo di di farsi portavoce di un dialogo sincero, mentre ai docenti di mettete a disposizione del tempo per gli studenti».

La ministra Azzolina, nel suo messaggio durante l’incontro online, ha detto: «Solo agendo insieme avremo la forza di sostenerci per andare lontano». Avverti questo clima nella scuola di oggi?
«Avverto molto questo clima all’interno della scuola, ma vedo che al di fuori dell’edificio, al di fuori delle regole obbligatorie, si tenda a pensare a se stessi. Ignorando che certe regole ci sono per il bene di tutti».

Nella nostra diocesi il Msac è in fase di ricostituzione. Hai qualche suggerimento per arricchirlo?
«Mi piacerebbe poter fare incontri in presenza e meno online, inoltre vorrei fare appuntamenti fissi per creare gruppo. Purtroppo questa situazione non ci ha aiutato, ma piano piano ripartiremo. Importante è anche un uso intelligente dei social, per questo motivo da poco abbiamo creato le nuove pagine Instagram e Facebook: ci potrete trovare su “Msac.alessandria”».

Che esperienza di fede fai nel Msac?
«Il movimento studenti nasce nell’azione cattolica, pertanto la fede tra gli aderenti è un aspetto importante nella propria vita. Allo stesso tempo il movimento studenti ha la sua sede nella scuola e come ci insegna il Papa è importantissimo il dialogo e il confronto con tutti».

«Per la scuola del “Noi” dobbiamo metterci in gioco»

«Sono dell’Ac da sempre, perché i miei fanno parte di questa associazione. Ho sempre vissuto in questo ambiente, poi dall’inizio del liceo ho iniziato a far parte del Msac». A raccontarcelo Michela Passo, 17 anni, studentessa all’ultimo anno del Liceo Scientifico di Nizza Monferrato. Lei ha fatto parte della delegazione che ha partecipato alla stesura del manifesto “La sfida possibile”. Ci siamo fatti raccontare questa esperienza.

Michela, ci racconti come è andata la stesura del manifesto?
«Parto dicendo che questo manifesto non è stato fatto “dall’alto”, ma è stato scritto collettivamente da tutti noi. Non sono idee venute fuori da qualche adulto che pensa a cosa andrebbe bene ai giovani, ma sono proprio gli studenti che hanno fatto proposte e possibili modifiche. Anche una delegazione della nostra diocesi ha partecipato alla stesura. Avremmo dovuto riunirci anche ad Alessandria, ma per la difficile situazione legata al Covid-19 non siamo riusciti a farla territorialmente. Ma abbiamo partecipato alla chiamata a livello nazionale, con tutti i rappresentanti delle varie diocesi. All’inizio è intervenuta Gianna Fregonara, giornalista de “Il Corriere della sera”, ci siamo poi divisi in sottogruppi della riunione, facendo una riflessione sui quattro punti da migliorare su cui verteva il manifesto: il benessere a scuola, la didattica, l’edilizia scolastica e la rappresentanza studentesca».

Voi quale avete scelto?
«Il secondo punto, la didattica. In particolare abbiamo parlato della didattica a distanza. È emerso che questa modalità non è tutta negativa. Anzi, abbiamo notato che ci sono certi aspetti che hanno migliorato il rapporto tra alunni e studenti. Per esempio, i professori erano molto più disponibili al confronto anche dopo la lezione».

Tema centrale è stato il motto «costruire la scuola del noi». Che cosa significa passare dall’io al noi?
«Spesso noi studenti cerchiamo sempre di guardare al nostro “orticello”: se ho già due verifiche in un giorno, non voglio avere un’altra interrogazione. Ma alla fine bisogna pensare a tutta la classe e alla scuola. Questo sia per la didattica, sia per tutto il resto: i mezzi di trasporto, i rapporti con le istituzioni. La scuola del noi dev’essere finalizzata a far sì che tutti riescano a imparare e a insegnare al meglio».

La ministra Azzolina, nel suo messaggio durante l’incontro online, ha detto: «Solo agendo insieme avremo la forza di sostenerci per andare lontano». Avverti questo clima nella scuola di oggi?
«Per quanto riguarda la mia scuola sì. Per esempio alla fine dell’anno scolastico i professori ci chiedono dei riscontri, compilando dei questionari per capire tutti insieme quali modifiche da apportare per l’anno dopo. Qui c’è attenzione verso gli studenti. Ma vedo che non tutte le realtà in Italia sono così… Tutti cercano di fare come riescono: forse gli ambienti più piccoli favoriscono questo tipo di rapporto, in scuole più grandi diventa complicato percepire i problemi di tutti. Per questo credo che sia fondamentale che gli studenti vengano presi in considerazione. Partendo da proposte, dialogo e confronto».

Hai paura di andare a scuola, in tempo di pandemia?
«Non ho paura, ovviamente non è una situazione facile. Ma seguendo le regole, non ci sono dei grandi rischi: penso sia più difficile prendere in virus a scuola che all’esterno. Siamo spaventati per quello che sta avvenendo fuori, non dentro la scuola».

Nella nostra diocesi il Msac è in fase di ricostituzione. Hai qualche suggerimento per arricchirlo?
«Forse dovremmo farlo conoscere un po’ di più, sponsorizzandolo e parlandone. È un movimento legato all’Ac, ma è importante che ci sia il contributo di tutti. Si parla di scuola, quindi è un tema che riguarda ogni studente. Non solo con chi è religioso o meno».

Che esperienza umana stai facendo nel Msac?
«Per me è una bellissima occasione per confrontarmi con gli altri: non sempre tra amici e scuola si possono approfondire certi temi. Trovarsi per discutere di argomenti importanti serve per crescere e informarsi. Ovvio, all’inizio mi trovavo con persone più grandi, ma da quando mi sono “ambientata” sto sfruttato queste occasioni per crescere».

Cosa diresti a un ragazzo che deve decidere se venire al Movimento?
«Gli direi di venire, anche solo ad ascoltare, senza impegno. Poi sono sicura che troverà un argomento o riflessione che lo tocca e lo stimola. Se è timido può anche non parlare, basta stare ad ascoltare e farsi la propria idea. Glielo consiglio, perché stando in un ambiente così ci si arricchisce davvero tanto».

Un cammino “a vele spiegate”

Il cammino annuale verso l’adesione all’Azione Cattolica, che culmina nel tradizionale appuntamento dell’8 dicembre, ha come slogan “A vele spiegate”. Uno slogan che sembra paradossale se si considera quanto è faticosa la ripresa di questo anno che ci trova disorientati, desiderosi di ripartire e contemporaneamente incerti davanti a tante difficoltà. In questo contesto le vele spiegate non rappresentano sicurezza nel programmare o frenesia di recuperare il tempo perduto. Ci ricordano piuttosto la scelta di non fermarci a rimpiangere ciò che non si può fare e di metterci alla ricerca di forme nuove per vivere con coraggio e creatività la storia così imprevedibile di cui siamo parte.

È il momento di riscoprire che il valore della vita associativa – e più in generale delle nostre comunità – non è dato dalla quantità di attività organizzate ma dalla forza dei legami che sappiamo tessere e dalla capacità di metterci in ascolto delle domande che stanno emergendo. Facendo tesoro di quanto sperimentato nei mesi scorsi (l’estate, nonostante l’assenza dei campiscuola, ha messo in azione una fitta rete di contatti e generato condivisioni davvero sorprendenti), stiamo elaborando proposte che possano coinvolgere persone di ogni età anche in ambiti diversi dai gruppi parrocchiali. Non si tratta solamente di fornire materiale da consultare ma di creare occasioni per raccontare anche a distanza la propria esperienza personale, trovare strumenti che raggiungano non solo chi utilizza le nuove tecnologie, stimolare la partecipazione a progetti collettivi per prenderci cura dei luoghi di vita.

In AC abbiamo due risorse preziose da sfruttare: la dimensione intergenerazionale che ci permette di creare legami con bambini, giovani e adulti ed il collegamento nazionale che ci sta facendo sentire compagni di viaggio con gli amici delle altre diocesi. I giovani, in particolare i ragazzi del Movimento Studenti, hanno già fatto passi importanti in questa direzione. Il progetto “La sfida possibile” è una dimostrazione concreta di come di fronte alle difficoltà si possano unire le forze per approfondire, dialogare, elaborare proposte. Un atteggiamento costruttivo di cui abbiamo bisogno, non solo in ambito scolastico. Un esempio che merita di essere sostenuto e diffuso dando vita a nuovi progetti attraverso i quali fare la nostra parte e scegliere di affrontare insieme, unendo anche le fragilità e il disorientamento, il mare di questo tempo.

Elisabetta Taverna
presidenza diocesana dell’AC

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