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Monferrato Calcio: l’amore di un paese intero

Luca Olivieri è il presidente del Monferrato Calcio, la squadra di San Salvatore Monferrato che quest’anno è stata promossa in Prima categoria dopo un campionato entusiasmante. È lui, Olivieri, uno degli artefici, insieme con altri collaboratori, di un piccolo miracolo fatto di entusiasmo, fatica, generosità e amore per il proprio territorio. Sì, perché quella che stiamo per raccontarvi attraverso le parole del “presidente” (come ormai lo chiamano tutti) non è soltanto una esemplare storia di sport: è l’avventura di una comunità che con grande caparbietà (e divertendosi molto, anche) prova a tenere vivo e accogliente il territorio in cui abita. Per se stessa, innanzitutto; e poi per quelli (i più piccoli) che un giorno saranno la “colonna portante” di un paese, San Salvatore, che vuole continuare a crescere.

Presidente Olivieri, che cosa è successo quest’anno al Monferrato Calcio?
«Siamo riusciti, dopo quattro anni, a tornare in Prima categoria. Oltretutto, quest’anno ricorre il 60° anniversario della fondazione della squadra. E dunque abbiamo festeggiato nel migliore dei modi».

Lei da quando è presidente?
«Sono presidente da due anni, dal luglio del 2016. Anche se ero in società già prima».

Ha anche giocato nel “Monf”, vero?
«Sì, ho giocato anche in prima squadra, facevo il portiere. Adesso ho tre figli, e anche loro giocano nel Monferrato. È un bell’ambiente e ci si diverte».

Su che cosa avete investito, come società, quest’anno?
«Sicuramente sulla formazione delle squadre del settore giovanile. Quest’anno abbiamo messo in campo dieci squadre. Sono 120 ragazzi, più 40 tra juniores e prima squadra. È un buon numero per un paese come San Salvatore, anche se a dire il vero “peschiamo” anche in altre realtà, da Valenza ad Alessandria».

Ma perché bisognerebbe venire a giocare nel Monferrato? Che cosa c’è di diverso dalle altre squadre?
«Non lo so… (sorride). Capita magari che un bambino voglia provare perché un compagno di scuola gioca qui da noi. Per i più piccoli il discorso è un po’ diverso: i bambini sono tutti di San Salvatore. Quello che noi cerchiamo di fare è investire sulla formazione dei tecnici del settore giovanile, perché è lì che si forma il carattere, si insegna non solamente il calcio ma anche lo stare insieme, il seguire quello che dice l’allenatore. I più piccoli vedono i ragazzi della prima squadra come fossero Messi e Ronaldo, hanno l’ambizione di essere come loro. E noi siamo contenti se riusciamo a portare in prima squadra qualche ragazzo che ha fatto la trafila».

Non le sembra che nei settori giovanili a volte ci sia una competitività non troppo sana?
«Purtroppo è così. C’è un lavoro che va fatto sul bambino: noi parliamo di attività sociale, non solo sportiva, perché siamo il Monferrato, non la Juve. Voglio dire: se la squadra di tuo figlio perde, però poi alla fine il bambino è contento, sta con gli amici, anche se magari fa una prima parte di campionato non troppo esaltante, comunque arriva verso la fine della stagione che ha imparato qualcosa e magari si è tolto anche qualche soddisfazione. Noi siamo i primi a essere contenti se i bimbi sono contenti. È chiaro che se vincono sono più soddisfatti, però non è questo il centro del discorso».

Chi le dà una mano a fare il presidente?
«Sono fortunatissimo: siamo un bel gruppo di amici, ci diamo da fare tutti insieme e tendiamo a ottenere lo stesso risultato: la crescita della società, insieme con quella dei bambini. Quest’anno, in particolar modo, si è creata una situazione positiva, perché mai come ora è chiaro che il Monferrato è “unico”: abbiamo remato tutti nella stessa direzione e siamo noi i primi tifosi».

Parliamo dei tifosi, allora. Il paese come vi ha sostenuto in questa cavalcata verso la promozione?
«Ci sono state domeniche indimenticabili: penso all’ultima partita, quella dei playoff in casa… ma anche la domenica precedente a Capriata i tifosi erano tantissimi. In Seconda categoria giocaredavanti a un centinaio di persone non è poco. Io sto riscoprendo San Salvatore perché è un paese vivo, e la cosa bella è che il “Monf” è tornato a essere la squadra del paese».

A proposito… su “Voce alessandrina” abbiamo raccontato quello che è successo nel giugno scorso a San Salvatore: questo “Rioni senza frontiere” che è stato un evento eccezionale nella storia dei paesi della nostra provincia. Anche lei hai partecipato, giusto?
«Certo! Ho ancora in mente non tanto la domenica, quando ci sono stati i giochi, ma il sabato e, prima ancora, il venerdì sera, quando c’era tutto il paese in giro per le strade a fare gli allestimenti, a tappezzare ogni quartiere con il proprio colore: è stato bellissimo. Una manifestazione davvero coinvolgente: un applauso a chi l’ha pensata e realizzata».

Come fate a tenere in piedi la vostra società, anche dal punto di vista economico?
«Tanto di cappello all’amministrazione comunale, che ci sostiene; poi ci sono le quote dei bambini, che sono comunque importanti ma servono a coprire solo una parte dei costi. E poi c’è il nostro volontariato, gli sponsor e qualche piccola azienda. Inoltre, tutti gli anni a maggio organizziamo diversi tornei che ci danno la possibilità di raccogliere dei fondi».

Quando si comincia ad andare a giocare a pallone? E come si fa a entrare nel Monferrato?
«Si può cominciare all’età di cinque anni compiuti. Entrare non è difficile: si viene al campo, è sempre aperto, noi siamo sempre lì. Poi comunque sulla pagina Facebook del Monferrato (facebook. com/usdmonferrato1958/) ci sono tutti i riferimenti. Vi aspettiamo!».

Andrea Antonuccio

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