“Alessandria racconta” di Mauro Remotti
Il primo testo organico degli Statuti di Alessandria – di cui si è già avuto modo di parlare nel numero di Voce del 15 giugno 2017 – fu predisposto nel 1297 su iniziativa del collegio degli anziani del popolo. Dalla raccolta ufficiale, conservata nell’archivio comunale, venne redatta nel XVI secolo la nota edizione curata dai maestri stampatori Moscheni.
Nel 1354, probabilmente su volontà di Giovanni Visconti, arcivescovo e signore di Milano, fu approvata un’aggiunta statutaria predisposta da “certos sapientes”, designati dal podestà Giovannazzo Aliprandi, in cui si stabilì di programmare ad Alessandria un corso biennale di istituzioni di diritto civile: il primo anno dedicato allo studio del Codex giustinianeo, il secondo al Digestum vetus.
Lo scopo era quello di consentire una preparazione di base a coloro che avevano intenzione di proseguire gli studi giuridici, principalmente presso le Università di Bologna e Padova, ma anche per formare validi funzionari da impiegare nell’amministrazione pubblica.
Nel volume intitolato “Aspetti di storia giuridica alessandrina”, lo storico del diritto Gian Savino Pene Vidari prende in esame tale addicio, che comprende 11 capitoletti. Si apprende così che l’insegnamento era stato affidato a un membro del collegio dei giureconsulti, il quale riceveva dal Comune 34 soldi d’oro genovesi (i c.d. genovini) in rate mensili e altri tre per l’affitto della casa, consentendo peraltro al lettore di percepire da ogni allievo non più di un genovino d’oro all’anno.
Le lezioni avrebbero dovuto iniziare il 18 ottobre e si sarebbero tenute al mattino di ogni giorno non festivo. Erano ammessi due periodi di vacanza: uno durante la mietitura, l’altro in occasione della vendemmia per un intervallo massimo di 15 giorni ciascuno. Al podestà e al collegio degli anziani del popolo spettava il compito di pubblicizzare il corso al fine di favorire un afflusso di studenti anche dalle zone confinanti. Non ci è dato sapere se tale insegnamento abbia portato in concreto dei risultati e soprattutto per quanto tempo sia durato.
Verosimilmente, rileva Pene Vidari: «Lo stesso atteggiamento signorile, all’inizio favorevole, possa essere mutato dopo non molto tempo, quando cioè fu portato a sostenere il successo della realizzazione dello Studium pavese e quindi a concentrare su quest’importante iniziativa ogni interesse della zona per la conoscenza del diritto».
Infatti, pochi anni più tardi, Galeazzo II Visconti (nella foto), che aveva ottenuto dall’imperatore Carlo IV di Lussemburgo un diploma per istituire a Pavia il primo nucleo della futura università, scrisse una lettera con cui invitava gli studenti residenti nei suoi domini a frequentare esclusivamente l’ateneo lombardo.
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