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Fino a che punto è giusto perdonare?

Editoriale

Care lettrici,
cari lettori,
su questo numero di Voce affrontiamo tematiche diverse tra loro, partendo però da ciò che ci interessa di più: la fede in Gesù Cristo. Può sembrare una “frase a effetto” che chiude ogni questione. Ma non è così: quelli che hanno fede e la testimoniano li andiamo a cercare uno per uno, non aspettiamo che ci mandino il comunicato stampa… Andate a leggere il Paginone di questa settimana, curato dal nostro Alessandro Venticinque: il titolo è “Fino a che punto è giusto perdonare?”. All’interno troverete l’intervista di Alessandro a don Cesare Rattoballi, amico e confessore del magistrato Paolo Borsellino, morto il 19 luglio 1992 nella strage di via D’Amelio a Palermo, insieme ai cinque agenti della scorta (ricordiamoli tutti con una preghiera): Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Non solo: don Cesare è anche cugino di Vito Schifani, uno dei tre poliziotti della scorta di Giovanni Falcone (ricordiamo anche gli altri due, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, e la moglie del magistrato, Francesca Morvillo), morti nell’attentato di Capaci, in provincia di Palermo, il 23 maggio 1992. Di fronte a queste tragedie, a cotanta ferocia, ci siamo fatti una domanda cristiana: è davvero possibile perdonare chi colpisce in questo modo? Umanamente, dove si può trovare la forza per farlo? La questione è un punto di fede: perdonare chi ci fa del male, come ha fatto Cristo davanti ai suoi carnefici; oppure punire, vendicarsi, o semplicemente cercare e ottenere giustizia? Ecco, forse la parola chiave è proprio questa: giustizia. Che cos’è veramente la giustizia? Un nostro “prodotto”, modellato sulla nostra misura e sui nostri tempi, o una misericordia che ricrea? Ci lasciamo con questa domanda, che è più vicina e urgente di quanto crediamo: com’è difficile perdonare chi ci pesta anche solo un piede…

direttore@lavocealessandrina.it

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