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24 ore per il Signore: un’esperienza di rinascita

Padre Giorgio Noè: «Sono 24 ore consecutive di adorazione eucaristica e di

preghiera, con la possibilità di accostarsi al sacramento della riconciliazione»

L’8 e 9 marzo, nel Santuario del Sacro Cuore di Gesù, all’interno di Casa San Francesco, la Diocesi di Alessandria propone una iniziativa di preghiera rivolta a tutti: si tratta della “24 ore per il Signore” (tutti i dettagli li trovate nella locandina a pag. 13). Per saperne di più, ci siamo rivolti a padre Giorgio Noè, che la sta preparando insieme con i suoi confratelli padre Daniele e padre Lorenzo.

Padre Giorgio, partiamo dall’inizio: che cos’è questa “24 ore per il Signore”?

«È un’iniziativa voluta da papa Francesco nel 2015, Anno della misericordia, per dare al maggior numero di persone possibili l’occasione di incontrarsi con la misericordia di Dio. Sono 24 ore consecutive di adorazione eucaristica, di preghiera, con la possibilità di accostarsi al sacramento della riconciliazione. Inizieremo dunque venerdì 8 marzo alle ore 18 con la Celebrazione eucaristica, e concluderemo sabato 9, sempre alle 18 con la Santa Messa».

In mezzo che cosa ci sarà?

«L’adorazione continuativa del Santissimo Sacramento, con la presenza di sacerdoti disponibili per la confessione. E anche dei momenti di animazione: sabato mattina, alle 7, reciteremo con tutti coloro che saranno presenti le lodi mattutine della comunità di Casa San Francesco; alle 7.30, la nostra Messa di fraternità del sabato mattina, anch’essa aperta a tutti. Sabato pomeriggio reciteremo la coroncina della Divina misericordia alle ore 15, e alle 16 il Santo Rosario; alle 17.30 i Vespri, sempre animati dalla comunità, e alle 18 la Santa Messa celebrata dal Vescovo».

Come si fa a partecipare a questa “24 ore”? Bisogna iscriversi?

«La chiesa è aperta per 24 ore, dunque si può venire quando si vuole. Sarebbe bello però offrire un tempo definito, magari con un gruppo di amici, segnalandolo alla nostra comunità. Qui in chiesa c’è un foglio sul quale annotare la propria disponibilità, ma si può fare anche su Facebook, sulla pagina del Santuario».

Che cosa vuol dire incontrare la misericordia del Signore?

«Significa fare un’esperienza di rinascita, È interessante andare a riprendere il documento di papa Francesco, la bolla di indizione dell’Anno della misericordia, in cui propone anche l’esperienza della “24 ore per il Signore”. Papa Francesco richiama questo principio fondamentale: tutta l’attività missionaria della Chiesa si appoggia sull’architrave della misericordia. Ciò significa mettere al centro del nostro cammino di fede l’amore di Dio, non i doveri o l’aspetto morale del nostro cammino cristiano. Al centro c’è l’amore di Dio che si rivela, che ci viene incontro, ed è l’abbraccio di un Padre grazie al quale facciamo un’esperienza di perdono e di amore che ci dovrebbe rilanciare nella vita con altrettanta misericordia. E il sacramento della riconciliazione diventa un momento indispensabile per fare questa esperienza».

Casa San Francesco sta diventando la “Casa del perdono”.

«È la storia di San Francesco, che vive un’esperienza di riconciliazione profonda con il disegno di Dio, con la famiglia e con i fratelli. Per lui le relazioni con il prossimo sono relazioni improntate alla riconciliazione, nel senso più profondo: come rigenerazione della vita, rigenerazione dei rapporti a partire dalla grazia di Dio, a partire dall’amore di Dio. Francesco è un uomo nuovo, riconciliato con tutta la creazione e annunciatore di pace».

E voi?

«Casa San Francesco in qualche modo entra dentro questa “corrente” francescana, dentro questa spiritualità. Quindi il ministero che viviamo, le esperienze che facciamo qui attingono alla grazia di Francesco, si rifanno a questo carisma di Francesco».

Noi, da “fuori”, che compito abbiamo?

«Un compito che vale per tutti: spogliarci come San Francesco dei nostri beni, cioè del nostro orgoglio, dei nostri pensieri, di quello che riteniamo giusto… È un principio di vita cristiana valido in tutti i tempi, e in fondo è il carisma di Maria: il suo farsi piccola, il suo svuotarsi ha permesso il mistero dell’Incarnazione. Al contrario, noi possiamo riempire l’esistenza con grandi cose, anche buone, ma senza Dio: e quando non ce la facciamo più, la disperazione diventa padrona della vita, con tutte le conseguenze che questo può avere. Invece noi siamo chiamati a vivere con amore la nostra quotidianità: dobbiamo portare questa luce di misericordia che salva la vita dell’uomo, con amore. Questa è la santità».

Andrea Antonuccio

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