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L’eredità della Laudato si’

Nel numero del 4 maggio scorso abbiamo presentato un testo di commento all’enciclica Laudato si’, frutto della ricerca di docenti della Pontificia Università Gregoriana. In questi giorni il medesimo ateneo romano ha promosso un nuovo volume che continua quel lavoro di investigazione sul fortunato documento di papa Francesco: s’intitola Approfondimenti e riflessioni sulla Laudato si’ (Gbp, a cura di Emilia Palladino, pp 148, euro 13). È frutto di un corso monografico, che fu caratterizzato da tre fasi: un’introduzione a data al docente Paolo Conversi, uno sviluppo da parte di professori a rotazione, una ripresa con apertura al dibattito; così si presenta anche la struttura di ogni capitolo del volume, concluso da un excursus sull’accordo climatico di Parigi seguito alla Conferenza di Parigi del 2015, nota come Cop21, quella che il presidente statunitense Trump ha recentemente dichiarato di voler misconoscere.

Qualche spunto dal ricco terreno di riflessione. Il gesuita maltese René M. Micallef rileva che l’approccio alla problematica ecologica non può essere meramente individuale, cioè non basta che i singoli mutino il loro atteggiamento se manca un cambiamento nelle strutture delle nostre società complesse. Il gesuita americano Paul Mueller sottolinea la necessità di un’attenzione speciale sul linguaggio utilizzato dal mondo cattolico per dialogare con realtà non addentro alle questioni di fede: per questo critica il mancato chiarimento da parte dell’enciclica sul concetto di “mistero”. «Così rimane aperta la possibilità che le sue osservazioni sull’Universo come “mistero” rimangano fraintese o incomprese da coloro che ritengono che “mistero” abbia a che fare con un puzzle o un problema da risolvere» (p. 44). Analogamente «c’è un rischio di malintesi che deriva dall’uso da parte di papa Francesco delle parole “armonia” ed “equilibrio” in un modo quasi intercambiabile» (p. 46). Il decano Jacquineau Azetsop va alla radice della questione ravvisando la causa fondamentale della crisi ambientale nel «soggettivismo della modernità, la sua eccessività ed i suoi idoli: il denaro, il progresso, il potere» (p. 80).

Da segnalare infine l’analisi del rapporto tra ecologia e spiritualità nelle tradizioni precristiane, curata dall’antropologo Mario Polia. Insomma: approfondimenti di qualità, espressi con chiarezza, aperti a una critica non preconcetta ma costruttiva.

 

Fabrizio Casazza

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