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La Bellezza come strumento di Salvezza

Vi scrivo dal pullman verso Roma, stiamo viaggiando con un centinaio di studenti delle scuole superiori di Alessandria per una attività pastorale alquanto strana: una gita scolastica. L’ufficio scuola, la pastorale giovanile e vocazionale e il nostro ufficio di comunicazioni sociali accompagnano per tre giorni un centinaio giovani, nel tentativo di mostrare loro un elemento fondamentale per le nostre vite: la Bellezza. Lo abbiamo fatto tre anni fa a Roma, poi ad Assisi con la basilica di San Francesco e lo scorso anno a Padova con la Cappella degli Scrovegni. Quest’anno siamo tornati a Roma inseguendo la Bellezza tra le opere di Caravaggio. Ma che cos’è la Bellezza? La prima cosa che viene in mente è la cultura popolare: “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. Come a dire che la Bellezza non è mai oggettiva, è sempre soggettiva. Capisco che possa sembrare una lettura superficiale, ma personalmente mi trovo d’accordo. Una “cosa” è bella quando attiva una nostalgia o un desiderio, quando richiama la Bellezza della nostra storia attraverso qualcosa di nuovo, o quando rende concreto un nostro “desiderio” trasportandoci per pochi attimi nel momento della sua realizzazione. Credo che sia per questo motivo che le opere universalmente riconosciute come “belle” raccontano di Dio, degli uomini e donne che hanno saputo rappresentare la Sua Bellezza con la loro vita. Quando le nostre esistenze vivono momenti di buio, la cura della Bellezza attiva la nostalgia della luce conosciuta attraverso le “esperienze di Dio”, riaccendendo in noi il desiderio di salvezza.

Enzo Governale
@cipEnzo

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