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La recensione – La mia battaglia con Dio contro satana

Il sacerdote paolino Gabriele Amorth è stato forse l’esorcista italiano più famoso. Morto ultranovantenne nel 2016, modenese, ebbe una vita ricca di situazioni particolari. Laureato in giurisprudenza, giornalista, conobbe personalmente il beato Giacomo Alberiore (fondatore dell’Istituto religioso cui poi egli stesso aderì), fu vice di Giulio Andreotti quale delegato nazionale della Gioventù democristiana e discepolo di san Pio da Pietrelcina. Il libro La mia battaglia con DIO contro SATANA, pubblicato dalle edizioni San Paolo (pp 217, euro 16), contiene la trascrizione di alcune conversazioni con la pubblicista Elisabetta Fezzi e le testimonianze di alcuni fedeli collaboratori del presbitero, che nel 1986 ricevette dalla diocesi di Roma la licenza per proferire esorcismi. Ci si potrebbe aspettare un personaggio austero e burbero; in realtà egli stesso si definisce nel libro «un burlone». Un esempio: per chiedere un passaggio per la stazione telefonò a un quotidiano cattolico chiedendo l’invio di un’auto presentandosi come… monsignor Cialtrone… e venne prontamente esaudito!

Non mancano però precise definizioni teologiche, come la differenza tra possessione (il diavolo è dentro una persona), vessazione (ci sono disturbi gravissimi), ossessione (sono presenti pensieri di cui non ci si riesce a liberare), infestazione (in riferimento a case, animali e oggetti). Il testo avanza la proposta che a tutti i preti sia concessa la facoltà di proferire esorcismi (cosa che invece è attualmente possibile solo a coloro che sono espressamente autorizzati dall’Ordinario della diocesi), anche se rileva la presenza di una preghiera di esorcismo in quella più comune, il Padre Nostro («liberaci dal male»). Il consiglio più semplice per evitare l’influsso satanico è quello di confessarsi spesso, ogni quindici giorni, per sperimentare la potenza e la misericordia del Padre. Questo libro, presentando la figura di don Amorth, contrasta con la cosa che più gradita al demonio: «che non si creda alla sua esistenza, di questo è davvero felice! Infatti fa di tutto per nascondersi» (p. 41).

Fabrizio Casazza

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