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La recensione – I “Neuroscettici” di Becchetti

Si avvicinano le elezioni per il rinnovo del Parlamento dell’Unione Europea. È importante informare, capire, riflettere, confrontare le varie idee al di là dei soliti stereotipi. L’economista Leonardo Becchetti, docente universitario ed editorialista del quotidiano Avvenire, dedica espressamente il suo ultimo libro a spiegare i rischi connessi all’ipotesi di abbandonare la moneta unica. “Neuroscettici” (Rizzoli, pp 208, euro 17) parte da un presupposto preciso, che «l’Europa non è il faraone e noi non siamo schiavi di nessuno» (p. 12). L’obiettivo dev’essere la costruzione di una società che valorizzi come radice della felicità la generatività, «ovvero la capacità di ognuno di noi di “far nascere e crescere” qualcosa, contribuendo al bene di almeno un altro essere umano» (p. 21). Va peraltro riconosciuto che l’attuale configurazione continentale di certo non scalda i cuori, anche se non è in corso alcun complotto da parte di “poteri forti”.

Lo spread elevato è semplicemente un termometro che misura la fiducia degli investitori circa la solvibilità del nostro Paese rispetto al “primo della classe”, che è la Germania. Non è facile una valutazione circa i benefici recati dall’euro all’Italia, la quale però avrebbe sicuramente al giorno d’oggi pesantissime perdite ad abbandonarlo. Il libro usa un’efficace metafora: «un conto è decidere se salire o meno su un aereo (meglio con l’euro o senza l’euro, potendo iniziare oggi da zero?), un conto è scendere da un Boeing 747 in volo (impossibile, anche con il paracadute sarebbe un suicidio)» (p. 52). Il testo smonta a uno a uno gli argomenti di coloro che vorrebbero rinnegare la moneta unica: la loro rapida ed estesa diffusione è dovuta a una campagna di comunicazione molto ben congegnata, basata sulla semplificazione, la volgarizzazione, il travisamento, in cui i social media occupano un posto di rilievo. «È evidente che alla radice dei problemi europei non c’è la penuria di soluzioni tecniche […] ma una crisi radicale di fiducia che ostacola scelte cooperative tra i Paesi membri, aggravata dalle difficoltà che i vari politici al governo, per quanto lungimiranti, troverebbero nello spiegare una posizione di questo tipo ai rispettivi elettorati» (p. 164).

Quindi i valori da riscoprire per risollevare la situazione economica sono innanzi tutto di carattere antropologico ed etico: rifacendosi alla lezione del sacerdote ed economista settecentesco Antonio Genovesi, il libro spiega che «per essere felici bisogna fare la felicità altrui» (p. 169). Il volume del professor Becchetti, sia criticando sovranismo monetario e populismo politico sia proponendo il rilancio di spinte ideali e traguardi ambiziosi, aiuta certamente a maturare una riflessione, che è indispensabile compiere prima di recarci alle urne a fine mese.

Fabrizio Casazza

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