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E se domani Voce non ci fosse più?

«Il nostro abbonamento costa meno di un paio di pantaloni… ma in certi casi siamo più utili»

Quando abbiamo pensato a questo numero e a come avremmo potuto raccontare il 2019 per le Ccomunicazioni sociali della nostra Diocesi, abbiamo subito pensato a una intervista al direttore del settimanale, così da poterlo finalmente vedere “dall’altra parte”.  Per me è stato facile perché in questi anni si è costruito un legame importante, è un amico al quale non faccio sconti e che è sempre pronto a rispondere. Anche se di mestiere fa molte domande.

Enzo Governale

Andrea, che cosa pensano tua moglie e i tuoi figli del direttore di Voce?
«Mia moglie subisce con cristiana rassegnazione i miei orari di lavoro. I miei figli, che vivono fuori Alessandria per la maggior parte della settimana, non si sono ancora espressi. Penso però che qualcosa rimuginino… proverò a chiederglielo!».

Che cosa direbbe Andrea Antonuccio al direttore di Voce?
«Ma chi te l’ha fatto fare! Poi però lo abbraccerebbe».

Perché un abbonato dovrebbe rinnovare il suo abbonamento?
«Io credo che un lettore di Voce, abbonato o no, si dovrebbe fare una domanda: se domani non ci fossimo più, sarebbe la stessa cosa? Questo mi sembra il punto. Chiediamoci se Voce realmente è uno strumento di aiuto per capire meglio la realtà, e per capire chi siamo. Se è davvero uno strumento di approfondimento della fede oppure no. Io credo di sì. Ripercorrendo le prime pagine dell’anno che sta per finire, mi sono accorto che abbiamo trattato tantissimi argomenti, raccontando al meglio delle nostre possibilità quello che è successo in diocesi e fuori. L’abbonamento ci consente di proseguire a fare questo lavoro. E a farlo così».

Cosa può trovare su Voce un nuovo lettore?
«Trova tutto quello che gli altri non dicono, e può avvicinarsi a un mondo che non conosce, o che conosce parzialmente, sapendo che troverà qualcosa su cui riflettere. Oltretutto il costo dell’abbonamento a Voce è relativamente basso, non chiediamo un investimento tale da scombussolare i bilanci. Costiamo meno di un paio di pantaloni… eppure siamo convinti di essere, in diversi casi, più utili e interessanti (sorride)».

E i fatti di cronaca?
«Il cagnolino salvato in extremis, il processo per furto di galline o l’incidente sulla provinciale rappresentano un mondo che è già ampiamente trattato dagli altri organi di stampa. Perché dovremmo ripetere quello che si può trovare anche su Internet, oltretutto con maggiore tempestività? Noi cerchiamo di occupare lo spazio che abbiamo dando conto di argomenti che ci sembrano trattati poco, o anche male, altrove».

Come possono le comunità e i sacerdoti utilizzare la Voce Alessandrina per la loro attività pastorale?
«Il settimanale è la casa dei sacerdoti e delle loro comunità: noi siamo aperti, e anzi incoraggiamo qualunque tipo di collaborazione. Ovviamente cerchiamo sempre di mantenere uno standard giornalistico adeguato, e per questo abbiamo anche organizzato dei corsi rivolti alle comunità perché queste ultime possano, insieme a noi, comunicare al meglio le loro potenzialità. Per il 2020 mi auguro che questa collaborazione si faccia sempre più intensa. Sarebbe un bel regalo al direttore!».

Come possono una radio e un settimanale lavorare insieme per questi obiettivi?
«Insieme si può fare molto. Già oggi abbiamo una redazione “allargata” che si riunisce per questo obiettivo: dire ognuno con la propria voce le cose che ci interessano di più. Per quel che mi riguarda la collaborazione è ottima e ritengo che a breve sarà ancora più efficace».

Un bilancio del 2019?
«Sono invecchiato precocemente (ride). Un anno di Voce equivale a dieci in qualunque altro giornale, non c’è settimana che non abbia stimoli e responsabilità rilevanti. Sono personalmente molto soddisfatto, non soltanto dal punto di vista professionale: fare Voce è fare un’esperienza di fede».

Che cosa desideri per il 2020? Per Voce e per te…
«Per Voce vorrei più abbonati! E, come già accaduto quest’anno, la possibilità di conoscere persone grandi e forti nella fede. Per me il desiderio è quello di fare un’esperienza umana e professionale che mi faccia tornare a casa ogni giorno lieto. Poi sarà il Signore a decidere le condizioni attraverso le quali dovrò passare per ottenere questo risultato».

Un augurio di Buon Natale per i lettori.
«Ai lettori auguro di trovare sul settimanale uno spunto che sia utile alla loro vita. Voce non è un passatempo o una lettura da ombrellone. Ogni volta ribaltiamo sul giornale le nostre domande e i nostri dubbi, ma anche le nostre certezze. Ci sono lettori, e questo mi commuove molto, che chiamano in redazione perché hanno trovato una parola di conforto e di fede, e ci ringraziano di questo. Che cosa ci si può augurare di più per queste Festività? Auguro a tutti i lettori quello che auguro a me stesso: di non soccombere alla distrazione del mondo. E di incontrare ogni giorno la carezza del Nazareno».

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