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«C’è tanta paura… però non possiamo fermarci»

Intervista a Giancarlo Cattaneo, infermiere del 118 di Alessandria

Nella difficoltà la fede non deve cadere nel vuoto

Giancarlo Cattaneo, 59enne infermiere del 118 di Alessandria, ci risponde in un momento di pausa durante il servizio. «Non è facile esprimere tutto quello che si vuole, soprattutto durante un servizio» ci anticipa Giancarlo. Ma ci proviamo lo stesso…

Giancarlo, come state vivendo questi giorni?
«Viviamo questi giorni con molta preoccupazione. La situazione, rispetto a un mese fa, è più tranquilla, però i servizi tramite i mezzi medicalizzati sono comunque numerosi durante la giornata. Penso che questa situazione la stiano vivendo anche i colleghi dell’ospedale, purtroppo cerchiamo di mascherare la nostra paura anche per contatti continui e frequenti che abbiamo con i pazienti contagiati. Però non possiamo fermarci, perché se viene a mancare la sanità crolla tutto. Cerchiamo di pensarci il meno possibile, e quando torniamo a casa speriamo di non esse contagiati».

Come è cambiata la sua quotidianità?
«Diciamo che è cambiata in peggio. Questa situazione ci ha messo di fronte a una pandemia che non conosciamo, ma ci ha fatto anche notare quante cose sottovalutiamo nella vita normale di tutti i giorni. Personalmente è cambiato molto il vivere quotidiano con la mia famiglia».

E la sua fede?
«Subito mi sono chiesto: “Perché viene a mancare il supporto della fede davanti a queste cose?”. Purtroppo questo ce lo dovremmo chiedere anche quando sentiamo delle guerre che accadono tutti i giorni. La fede viene sempre toccata, ma sta a noi dargli la forza giusta per affrontare le difficoltà. Ognuno deve cercare di tenere sempre viva la parte spirituale e cercare di non farla cadere nel vuoto. Penso che anche in questa emergenza Dio è sempre al fianco di ognuno di noi. E l’impegno che tutti noi mettiamo nello svolgere il nostro lavoro è la dimostrazione della sua presenza».

In queste settimane siete stati definiti eroi? Vi sentite di esserlo?
«No… ma se dobbiamo essere chiamati “eroi” lo siamo sempre. Non c’è un’occasione precisa in cui bisogna metterlo in risalto. In questi giorni ci stiamo impegnando di più, ovvio. Torniamo a casa tardi, reduci da turni di lavoro davvero pesanti. Ma mi alzo al mattino con la stessa voglia di impegnami che ho in tutto l’anno».

C’è un momento in particolare che ricorda?
«Mi viene in mente uno dei servizi che ho fatto un mese fa, quando sono andato a prendere un signore che respirava malissimo e lo vedevo in situazione critica di salute. Mi ha colpito molto la sua sofferenza e mi ha davvero commosso. Purtroppo sono molte le situazioni di questo tipo che ogni giorno incontriamo».

Ritorneremo alla normalità?
«Sono convinto che recupereremo la nostra normalità, ma saremo condizionati su alcune modalità di vita quotidiana. Non ho idea di come sarà domani, ma sono certo che questa situazione ci lascerà il segno. E da questa “lezione” dovranno imparare anche le istituzioni che si sono lasciate cogliere un po’ di sorpresa. Ancora oggi abbiamo difficoltà a reperire materiale per proteggersi dal virus, posti letto negli ospedali e attrezzature di elevata qualità assistenziale».

Un appello a chi ci legge.
«Il mio appello è di vivere con serenità questa quarantena. È importante osservare con scrupolo le indicazioni che ci vengono date, cercando di esporsi il meno possibile. Credo sia altrettanto importante, quando sarà terminata l’emergenza, continuare a utilizzare le stesse modalità di precauzione nella vita di tutti i giorni. E poi, non perdere le fede e vivere con maggior serietà i valori che la vita ci dà».

Alessandro Venticinque

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