Home / Prima pagina / Granello di senape / «Non insegnate ai bambini»

«Non insegnate ai bambini»

Il #granellodisenape di Enzo Governale

Il tema del paginone dello scorso numero è un tema controverso e delicato allo stesso tempo. Controverso, perché scritto male, come fosse una reazione e non una proposta; delicato, perché parliamo dei desideri e delle paure delle persone, e quando si tocca la vita, bisogna essere rispettosi e delicati. Il tema del paginone, infatti, non è l’omofobia, ma una legge che cerca di eliminarla.
Non sono un giurista, ma voglio esprimere il mio parere su questo ddl. Credo sia una “mossa” politica e ideologica sulla pelle delle persone, perché il cambiamento che chiede alla società è già in atto e questo strappo rischia di rallentarlo. Come sappiamo, ancora oggi ci sono guerre, fame, povertà e persecuzioni, nonostante sia stata scritta la Carta dei diritti dell’uomo. Questo vuol dire che le leggi devono essere un ausilio al cambiamento, e non la ragione.

Prendiamo per esempio altre leggi simili, ma non guardiamole con occhio giudicante: qui leggiamo il principio e non la bontà. Abolire la schiavitù, purtroppo, non ha cancellato l’odio razziale anche dopo 200 anni, perché l’odio (come l’amore) non si cancella con un colpo di spugna, la paura non si spegne con delle procedure. Cosa fare allora? Insegnami a riconoscere le differenze e ad accettare la mia persona, così sarò in grado di accettare gli altri.

Non sono gli obblighi delle quote rosa a costituire l’uguaglianza di genere, perché il pregiudizio non si cancella obbligando le persone ad avere un nuovo sguardo. Quante volte ho sentito: «Il terzo componente deve essere donna e quindi abbiamo scelto…». Cosa fare allora? Insegnami a capire quali sono i miei limiti, e ad accettarli: allora saprò riconoscere fin dove posso arrivare, che sia per fermarmi o per andare oltre.

Il ddl Zan cerca di vietare l’odio e la paura, ma sono entrambe delle emozioni. Quindi, anziché costituire l’ennesima “giornata” nella quale si obbligano le persone ad ascoltare (ottenendo l’effetto opposto), bisognerebbe inserire nelle scuole percorsi su come gestire le emozioni. Il disegno di legge potrebbe, per esempio, inserire lo psicologo di famiglia per accompagnare gli adolescenti nella costruzione del proprio sé, senza vivere la loro crescita sballottati dalle ideologie.

Le comunità Lgbt+ hanno già il diritto di esprimere ed essere chi sono, come tutti, perché sono parte di questo “tutti”. Sono già uguali e diversi, come lo siamo tutti. Sono già figli di Dio. Questo disegno di legge rischia di separare definitivamente le due parti e addirittura di metterle in contrapposizione tra loro, avendo come risultato esattamente il contrario di ciò che cerca di ottenere. Voi vi chiederete: e allora come si ottiene l’uguaglianza? Riconoscendo e soprattutto accettando queste differenze. Nella storia dell’uomo non è mai stata creata una legge alla base di una accettazione, ma sono le relazioni e l’amore a ottenere questo risultato. E, come tutti sappiamo, non possiamo costringere nessuno ad amarci, neanche con una legge.

Lasciamo che i cambiamenti avvengano con le esperienze vere e non con la sofisticazione della realtà, creando l’illusione di un mondo migliore. Costruiamo leggi che permettano di vivere queste esperienze, che creino percorsi della conoscenza di sé e non aggiungiamo elementi ideologicamente divisivi. Un matrimonio non fallisce perché c’è il diritto al divorzio, ma perché è stato costruito male. Allora è lì che bisogna intervenire.

Una persona non picchia un omosessuale perché non ci sono leggi che non lo vietano, ma perché è ignorante e meschino. Ed è li che bisogna agire. Se io ti insulto o ti meno perché sei omosessuale, devi essere perseguito non di più (e non di meno) di uno che lo fa perché sono nero, cattolico o donna. A chi è a favore di questa legge dico: non confondiamo l’ideologia con la vita reale. A chi è contrario dico: non confondiamo la coerenza con la rigidità. La differenza la fa la persona e non la legge. Che tipo di persona vogliamo essere?

La canzone

Giorgio Gaber
Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore, 1º gennaio 2003

Il Signor G ha raccontato per più di 50 anni il nostro essere uomini, fatto di contraddizioni, debolezze e forzature. Non insegniamo la vita con ciò che abbiamo imparato ma con ciò che siamo diventati.

Non insegnate ai bambini ma coltivate voi stessi il cuore e la mente.
Stategli sempre vicini, date fiducia all’amore il resto è niente.
Giro giro tondo cambia il mondo.

Leggi anche il nostro speciale sul Ddl Zan:

Rileggi gli altri articoli de “Il Granello di senape”:

Check Also

Riapriamo la Porta Santa

Domenica 10 novembre in Cattedrale ad Alessandria con il cardinal Versaldi Monsignor Gallese: «Entrare attraverso …

%d