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Francesco Faà di Bruno/3

Mi ricordo…

Francesco Faà di Bruno, oltre alla sensibilità sociale dimostrò anche volontà pedagogica e non mancò di progettare e realizzare azioni in campo educativo. Fondò infatti la “Classe” delle “Educande” per la formazione professionale di giovani povere; accoglieva giovani dai 14 ai 18 anni. Apprendevano tra l’altro lavori di casa, di ricamo ed era curata la loro istruzione religiosa. Nel 1866 diede vita alla “Classe” delle “Allieve Maestre e Istitutrici” per promuovere la formazione di insegnanti elementari preparate anche in campo scientifico (egli stesso teneva i corsi). Con queste iniziative di interessante promozione della donna nel sociale, non veniva meno il suo ruolo di insegnante universitario e la ricerca scientifica nell’ambito della matematica e della scienza sperimentale. Pubblicava costantemente articoli importanti su riviste in Francia e in Germania.
Francesco era il cuore e la mente intorno al quale tutto è in ordine e si muove come un orologio. Per noi è un miracolo pensare a quante ore aveva questo orologio, dice Bruno Ferrero nella biografia.
Dal 1863 in poi Faà di Bruno iniziò un altro capolavoro: la chiesa di N.S. del Suffragio a Torino. Immaginò una bella chiesa grande a servizio della sua Opera nel quartiere di San Donato in memoria dei morti dimenticati; specie i caduti in tutte le guerre e sotto ogni bandiera. L’Architetto, Edoardo Arborio Mella, voleva una austera chiesa classica ma il progetto fu indirizzato invece dal Nostro verso una chiesa ornata e che servisse come salone per conferenze e concerti. Casa per Dio e per il popolo.
Da notare il concerto di campane che hanno tutte le note musicali, , una campana fu ottenuta dalla fusione del bronzo di un cannone donato da Re Vittorio Emanuele II, una offerta dalla famiglia Faà. Con l’originalissimo campanile (per gli 83 metri di altezza è la quinta sommità di Torino; la sua struttura con le campane a metà altezza consente effetti acustici straordinari) Francesco volle lasciare un segno del suo modo di pensare: la Fede,la scienza e l’amore per il prossimo che coesistono.
Su di esso fece collocare un orologio, allora un lusso per pochi. Lo scrittore Vittorio Messori nota: «Con il suo rigore di scienziato calcolò che un orologio le cui sfere avessero 2 metri di raggio e 50 metri di altezza poteva indicare l’ora esatta a ottantamila persone e, per decenni, centinaia di migliaia di torinesi si affacciarono alle finestre per controllare l’ora al campanile di San Zita».

Flavio Ambrosetti

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