Immaginazione Sociologica
Le “profanazioni cerimoniali” che hanno generato imbarazzo
Venerdì 28 febbraio 2025 Volodymyr Zelensky ha incontrato il presidente statunitense Donald Trump alla Casa Bianca, a Whashington. L’incontro era finalizzato alla firma di un accordo minerario che avrebbe visto l’Ucraina cedere il 50% dei ricavi derivanti dallo sfruttamento delle sue risorse minerarie agli Stati Uniti, ipotetico elemento chiave per una mediazione americana nel conflitto russo-ucraino, in vista di una cessazione della guerra in corso dal 2022.
Tre minuti in mondovisione sono bastati a Trump e Zelensky per non trovare un accordo per un’ipotetica pacificazione del conflitto ucraino-russo. Tra i molti elementi mediali – il luogo dell’incontro, la disposizione sulle poltrone, la presenza dei giornalisti, il linguaggio usato, le polarizzazioni – quelli più fuori posto di tutti sono la non-deferenza e il non-contegno dei presenti.
Interessanti possono essere le riflessioni osservando l’evento Trump-Zelensky attraverso le teorie del sociologo Erving Goffman nel suo “Il rituale dell’interazione” del 1967 (qui citato nella versione de Il Mulino, Bologna 1971). Ogni società possiede le sue regole. Per Goffman ne esistono di due tipi: le regole sostanziali e le regole cerimoniali.
Una regola sostanziale è “quella che determina la condotta nei riguardi di questioni considerate significative per se stesse, prescindendo da ciò che l’osservanza o l’infrazione alla regola esprime sul sé delle persone interessate” (p. 58), come quando un individuo si astiene dal derubare gli altri, sostanzialmente osserva la regola che ha la funzione di proteggere la proprietà.
Una regola cerimoniale è “quella che guida la condotta in questioni il cui significato è considerato per se stesso secondario o addirittura nullo. La loro importanza primaria sta nel fatto che fungono da mezzi convenzionali di comunicazione coi quali l’individuo esprime il proprio carattere oppure il proprio giudizio sugli altri partecipanti alla situazione” (p. 59), come il comportamento che si osserva durante l’incontro con una persona di status superiore, come un capo o una figura autoritaria.
Delle regole cerimoniali Goffman definisce le due componenti basilari: la deferenza e il contegno.
La deferenza è “quella componente dell’attività che funziona come strumento simbolico col quale si esprime regolarmente a una persona il proprio apprezzamento nei suoi confronti o nei confronti di qualcosa di cui una persona è assunta come simbolo” (p. 61).
Il contegno è “quell’elemento del comportamento cerimoniale dell’individuo tipicamente manifestato mediante l’atteggiamento, il modo di vestire o di muoversi, e che serve a comunicare a coloro che sono in sua presenza che egli è una persona che possiede certe qualità desiderabili o indesiderabili” (p. 84).
Il contegno è il comportamento rituale manifestato come controllo delle emozioni e dei confini sociali dell’altro. La deferenza è il modo di esprimersi di una persona conformemente alle regole sociali.
“Mentre fare il bagno è per il paziente un atto di deferenza verso il dottore, è nel contempo un modo per presentarsi ad esso come una persona pulita e dal contegno corretto” (p. 89). Le regole del contegno come quelle della deferenza possono essere simmetriche o asimmetriche: tra persone di uguale status dovrebbero essere prescritte regole simmetriche, viceversa per persone di status diverso regole asimmetriche (Goffman 1971, p. 85).
Ora veniamo a Trump e Zelensky. La gestualità, la verbalità e la prossemica dei due capi di stato dicono molto della mancanza di deferenza e di contegno mostrando una relazione asimmetrica.
La non-deferenza e il non-contegno si presentano subito nel diverso modo di vestire dei due: l’abito fa il monaco? Una volta arrivati nella Sala Ovale la non-deferenza e il non-contegno prendono la scena: pacche sulle spalle, dita puntate, mani incrociate, gestualità allargata, sovrapposizioni di voci, minacce, inserimento di altre voci, imposizioni, ripicche. Tutte “profanazioni cerimoniali” generanti imbarazzo per coloro che vedono e odono l’interazione, mancanza di deferenza e di contegno da parte di entrambi gli attori dell’interazione.
È vero che l’accelerato processo di vetrinizzazione sociale (Codeluppi Vanni, Vetrinizzazione, Bollati Boringhieri, Torino 2021), per cui nel grande mercato dei mass media viene sacrificata la coscienza collettiva a favore di una spiccata individualità, accentua il desiderio e l’abitudine di mostrarsi e di guardare e perciò diventa ‘normale’ assistere a un importante incontro tra due capi di stato, con la leggerezza con cui si segue un programma in televisione e si scorrono le pagine dei social o del Web, ma è altrettanto vero che se si sceglie di mostrare in mondovisione ciò che prima rimaneva a favore di pochi, almeno si potrebbe curare la deferenza e il contegno, non per retrogrado moralismo, ma per dare il vero valore alla politica, come arte di governare per il raggiungimento del bene comune.