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Siamo chiamati a far tesoro della vita dei nostri fratelli

Mercoledì 13 giugno il seminarista tortonese Stefano Giuliano, 29 anni, si è tolto la vita nella sua abitazione. Sul senso di questo gesto, che ha provocato reazioni di sgomento e incredulità tra tutti coloro che conoscevano Stefano, riportiamo una riflessione di monsignor Guido Gallese, vescovo di Alessandria.

In questo mondo c’è una lotta tra il bene e il male. Nella Bibbia è molto evidente: la troviamo fin dagli inizi, nella Genesi, e ci accompagna fino alla guerra finale che è descritta nell’Apocalisse. Il tema del bene e del male è presente dal primo all’ultimo libro della Bibbia. D’altronde la preghiera che Gesù ci ha insegnato, il “Padre Nostro” è composta da sette domande e proprio la domanda finale è “liberaci dal male”. Noi siamo segnati per questa lotta fin dal Battesimo con l’olio dei catecumeni, che serve per tonificarci nella lotta e per sfuggire alla presa del diavolo. Dimenticare, o sottovalutare, che si è dentro questa battaglia è fatale per l’uomo. Papa Francesco all’ultima assemblea della Cei ha parlato con noi Vescovi, a porte chiuse, della preghiera. Ha detto che occorre avere la fede e le ginocchia per bussare alla porta di Dio con la preghiera, sottolineando che il primo compito del Vescovo è la preghiera. Il servizio spetta ai diaconi: a noi spetta la preghiera,lottare con il Signore, come Giacobbe. Per questo mi sento in dovere di dare una lettura di senso sulla morte di Stefano Giuliano. Al di là del fatto materiale e morale del suicidio (che a me, e a molti di quelli che hanno conosciuto veramente Stefano, non desta preoccupazione, sia per la sua grande bontà che per la conoscenza della sua malattia) credo che la domanda più forte sia: perché è accaduto questo? Un nostro fratello, che si è sentito chiamare dal Signore al sacerdozio e ha passato molti anni in seminario, è caduto in questa lotta tra il bene e il male di cui parlavo prima. Ci ha perso la vita. Questo deve farci interrogare su che cosa facciamo per sostenere tanti nostri fratelli che sono attaccati dal male: fisico, psicologico o spirituale. Nell’attesa di una vittoria completa e definitiva che accadrà solo alla fine dei tempi, quando tutto verrà ricapitolato in Cristo, siamo chiamati a far tesoro della vita dei nostri fratelli che in questo combattimento sono periti. Questo lo si può fare spendendo la vita per far trionfare il bene. E il bene lo si fa trionfare facendolo, ovvero amando con tutta la gratuità di cui siamo capaci. Mi auguro che la morte di questo nostro fratello Stefano dia il coraggio almeno a quelli che l’hanno conosciuto di determinarsi con maggiore decisione in questa lotta, di scegliere con sempre più forza di amare e di fare comunione: questa è la via attraverso la quale l’amore si diffonde.

Guido Gallese

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