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Questi è davvero il profeta – commento al Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni

Commento al Vangelo di Domenica 29 luglio 2018
XVII domenica del Tempo Ordinario

“Il verbo «dare» gli è tanto in odio che non dice mai «Ti dò il buon giorno», ma «… te lo impresto»” (Molière, L’avaro, Atto II, IV). Un indagine del ministero dell’agricoltura americano ha rilevato che su 160 miliardi di chilogrammi di alimenti prodotti, 40 finiscono nella spazzatura. Di questo cibo nella spazzatura si potrebbero recuperare 2 miliardi di chilogrammi capaci di sfamare 4 milioni di persone: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto” Da questa domenica, per le prossime quattro, la liturgia della Parola propone il discorso sul pane, riportato al capitolo VI del vangelo di Giovanni.

Il capitolo inizia con il racconto della moltiplicazione dei pani e concluderà con l’autoproclamazione di Gesù: “Io sono il pane della vita”. La pagina di questa domenica permette di riflettere sul senso delle necessità materiali, accanto a quelle spirituali. Il segno prodigioso della moltiplicazione dei pani ricalca similmente il miracolo operato al tempo di Eliseo come riporta la prima pagina tratta dal secondo libro dei Re.

Dividere per moltiplicare: la bellezza di questo segno prodigioso sta nelle azioni dei presenti. I discepoli che non sanno dove trovare da mangiare, il ragazzo con cinque pani e due pesci, il prato, l’abbondanza. Dalla condivisione scaturisce la vita per tutti. “Nulla vada perduto”: la riflessione riguarda la contemporaneità. La società dell’homo consumens fa molta fatica a “raccogliere i pezzi”, perché nulla vada perduto. Anzi, lascia (e vuole) che molto vada perduto, cambiato, gettato, rifiutato, per seguire le regole economiche della pubblicità e del mercato. Il credente cristiano dovrebbe compiere tre salti di qualità.

Primo: passare dall’esigenza materiale a quella spirituale: oggi non solo mancano le risposte, ma spesso non ci sono neppure le domande. Una richiesta di spiritualità, uno slancio verso il divino colora tutta la vita umana.

Secondo: condivisione come modello di vita delle società. Per verificare se un ponte è solido si va a controllare la stabilità della parte più debole. Spesso le analisi degli osservatori non verificano chi sta male, ma ratificano chi sta bene, concludendo che tutti stanno bene.

Terzo: rispetto delle cose e dell’ambiente: per un equo rapporto con l’ambiente e con i prodotti tutti devono vivere nello stile della carità, della condivisione, del rispetto delle cose. L’eucarestia della chiesa primitiva era celebrata in continuità alla condivisione fraterna: ecco il vero senso dell’eucarestia. Non un rito vuoto, ma un pezzo di vita. È sempre così?

A cura di don Giuseppe Di Luca

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