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La testa e la pancia – L’Italia, il Paese delle regole infrante

Che strano Paese è il “Bel Paese”… Terra di Santi, di poeti, di navigatori e di contraddizioni, ma anche terra di magistrati, di calciatori e di presidenti ai confini della realtà: questo è più o meno quello che è andato in scena nel prestigioso teatro “Garilli” di Piacenza, Domenica scorsa, quando l’armata dell’Orso Grigio si è presentata fiduciosa di poter strappare i tre punti a una raffazzonata formazione di uomini improvvisati e, a riscaldamento pre-partita compiuto, ha appreso l’infausta notizia che quell’incontro non s’aveva da giocare. Come è stato possibile tutto ciò? Che il Pro Piacenza avesse qualche difficoltà era circostanza nota in tutto il globo terracqueo tant’è che gli emiliani avevano già saltato le ultime tre partite e, regolamento alla mano, con la quarta defezione avrebbero dovuto direaddio al Campionato. Tuttavia, l’improvvisa decisione del presidente di saldare un debito (pari a 17.000 euro) con il Piacenza per lo Stadio “Garilli” era stata circostanza da far sperare tutti in ordine al fatto che la Pro, in un modo o nell’altro, stesse cercando di salvare capra e cavoli giocando contro i Grigi.

Poi, forse a seguito di una segnalazione dell’ex direttore sportivo Massimo Londrosi (che, per mera coincidenza, è ex anche dell’Alessandria) la Lega ha repentinamente deciso che quella partita non si doveva disputare, e infatti non si è disputata. Si è quindi trattato dell’ennesimo capitolo farsesco di un campionato iniziato per alcune squadre e ad agosto e per altre ad ottobre inoltrato in attesa dei pronunciamenti dell’autorità giurisdizionale amministrativa ma, soprattutto, si è trattato del l’ennesima dimostrazione dell’incapacità di un Paese, il nostro per l’appunto, che non può pensare di essere proiettato verso il futuro quando dispensa figure da cioccolatai nella gestione di situazioni all’apparenza semplici. Torniamo dunque alla nostra domanda iniziale: come è possibile tutto questo? Con molta semplicità. L’eccesso di regole cavilli e regolette (e, curiosamente, è un avvocato che lo sta scrivendo) e la possibilità di adire una miriade di differenti autorità ha fatto sì che i giudici amministrativi entrassero a gamba tesa ma, si badi bene, a pieno titolo nelle vicende pedatorie e che, pur cercando di seguire procedure accelerate, avessero comunque acquisito piena voce in capitolo sulla formazione dei campionati.

Poi, i comportamenti discutibili di taluni presidenti e la possibilità della Lega di intervenire anche a campionato in corso ha definitivamente completato la frittata in ordine ad un contesto che, se non fosse drammatico, sarebbe veramente comico. Rammento allora le parole di un anziano avvocato amministrativista che lodava la semplice schematicità delle leggi di un tempo, costruite per durare molto a lungo, a suo dire, perfette: poche ma semplici regole, solo così si può pensare di guardare al futuro e di uscire dalle paludi di una situazione che rischia solo di esporre il “Bel Paese” al pubblico ludibrio internazionale.

Silvio Bolloli

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