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Ultimo saluto a madre Cànopi – La Badessa e la sua “Isola del tesoro”

Nella basilica dell’Isola di San Giulio (Novara), lunedì 25 aprile si sono celebrati i funerali di madre Anna Maria Cànopi. Ma chi era e che cosa ha rappresentato per la Chiesa la monaca benedettina? Per raccontarlo dobbiamo partire dal 1960, quando una giovane 29enne, nativa di Pecorara (una frazione di Alta Val Tidone, in provincia di Piacenza) e laureata in Lettere alla Cattolica, decide di incamminarsi alla vita religiosa entrando nell’abbazia di clausura di Viboldone, vicino a Milano. E dopo cinque anni arrivano i voti solenni. Ma il punto di svolta per madre Cànopi avviene l’11 ottobre 1973: chiamata dall’allora vescovo di Novara Aldo Del Monte, divenne badessa fondando, insieme con cinque consorelle, l’abbazia “Mater Ecclesiae” sull’Isola di San Giulio, sul lago d’Orta. Il vecchio convento era un luogo “morto”, ma con l’arrivo delle monache tutto cambia. «Una vera e propria isola del tesoro» come spesso ricorda l’attuale vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla. Un tesoro che ha visto nei propri frutti la vocazione di oltre 150 sorelle passate nel monastero in questi anni. Così tante vocazioni scattate solo da un’unica scintilla: madre Cànopi. Bisogna poi aggiungere le fondazioni nate da questo centro di spiritualità. Partiamo dal priorato di SaintOyen con 15 sorelle, nato nel 2002 e divenuto da poco monastero autonomo; passando per il Priorato Ss. Annunziata di Fossano, nato nel 2007, fino ai monasteri di Ferrara e Piacenza.

fondatrice dell’Abbazia Mater Ecclesiæ sul lago d’Orta

Per 45 anni madre Cànopi è stata badessa dell’abbazia benedettina, ma dallo scorso 10 febbraio per motivi di salute ha passato il testimone a madre Maria Grazia Girolimetto. «La preghiera non è tanto un argomento di cui parlare, quanto un mistero di grazia da sperimentare»: così la monaca benedettina aveva raccontato la sua vita di clausura in un’intervista a “Famiglia Cristiana”. «Si può “fare” preghiera. Oppure “essere” preghiera. Ma per avere coscienza di sé bisogna tacere, quasi annullarsi, immergersi nel silenzio» aveva ancora aggiunto. Una vita di vocazione e di preghiera, riversata anche nei molti libri scritti dalla monaca benedettina. Oltre alla sua collaborazione all’edizione della Bibbia Cei e alle edizioni ufficiali del Messale e dei Lezionari liturgici, è stata la prima donna a scrivere le riflessioni per un Papa. Lo ha fatto in occasione della Via Crucis del Venerdì Santo del 1993, su incarico di san Giovanni Paolo II. A 87 anni entra nella Casa del Padre, lasciando un segno indelebile e tangibile nel cuore della Chiesa. «Grazie a lei, tante religiose hanno continuato qui a cercare Dio, a seguire le orme di Cristo, ad accogliere il dolce ospite dell’anima, lo Spirito santo» ha ricordato il vescovo di Novara durante il funerale, a cui hanno partecipato quattro vescovi, 80 sacerdoti e le “sue” monache, insieme con centinaia di persone.

Alessandro Venticinque

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